Il colore del tramonto si riflette nei laghetti come occhi, scende la sera sulle colline dove i cipressi vegliano neri e immobili il silenzio. Soldati in fila, fatti apposta per la morte o per le poesie. Anche questa è una guerra in fondo, noi sappiamo che dobbiamo correre nelle strette trincee della nostra testa e non lasciare mai il posto che abbiamo scelto, qualsiasi cosa succeda.
C’è una falce di luna sottile sopra i casolari dove vorrei essere, anche per una notte soltanto, e sentire la pace.
E’ qualche giorno che ripenso a quando ero alle medie e durante un’ora di ginnastica, uno mi aveva piantato la mazza da hockey diritta sulla faccia. Mi era rimasto il labbro gonfio il giusto tempo per farmi prendere in giro. Non so esattamente cosa c’entri con tutto questo adesso ma di sicuro, mentre guardo le costellazioni da una panchina del borgo deserto, mi chiedo perché si dica ho visto le stelle quando ci si fa male sul serio. Le stelle non hanno più a che vedere con l’estasi che con il resto?
Le ombre delle nuvole veleggiano sulle crete spaccate dal sole, il vento le rende mutevoli, in un modo che ho visto solo in un giorno di luglio, sulla cima dell’Izoard, sul suo fianco più brullo. E’ così che la corsa torna nel suo alveo naturale come un fiume esondato per anni: il canto dei fagiani, gli ulivi che brillano e nuvole di polvere come segnali di fumo che salgono dagli sterrati e si stemperano quiete e terribili sopra le onde dell’orizzonte. Sono bianche le strade nel sole abbacinante della tarda mattinata, come in una specie di sogno. La gente continua a dire che la vera unicità è questa: la terra che attraversa. Ma a me non basta, queste cazzo di parole che dicono tutti non mi bastano. Ci deve essere qualcos’altro nascosto nel pulviscolo infernale che senti in bocca e si mischia con tutto, la saliva, il sudore. Ci deve essere qualcosa in questa piazza tersa di sole per metà e nell’ombra per l’altra, dove chiudi gli occhi e vedi i cavalli per un secondo. Non è così il ciclismo? Duro e complice, la vita che va e che torna come quando fermi un’emorragia.
Quando Van Aert rimonta sui due di testa, la gente impazzisce, la piazza è un boato. Venderebbero la madre per il dannato spettacolo. La piazza è immensa, la piazza è un imbuto. Julian Alaphilippe è l’occhio del ciclone: c’è lui e poi attorno la tempesta, le moto si incastrano e i corridori pure. Mi arriva una gomitata diritta sulla faccia. Beh, mi sono salvata molte volte, doveva pur capitare. Ripenso subito alla mazza da hockey. Dio, ma che giochi sono questi? La verità è che qua alle mazzate sui denti sono abituati tutti, quando corri gli spettri e gli spiriti si mischiano, nessuno li vede, quando fai fatica preghi di seminare gli uni e raggiungere gli altri. A volte poi non li distingui neanche più. Qui lo sanno quanto può essere labile il confine tra il piacere e il dolore, quanto la bicicletta ti accarezzi e ti strozzi con la stessa mano.
Nello specchio dell’autogrill esamino il labbro, c’è un taglio all’interno. Tre ragazzine di una scolaresca con gli Eastpack sulle spalle mi guardano: non credo di aver niente così fuori posto. Eppure mi sembra di essere atterrata da qualche strano pianeta con la luce astrale. Se ne vanno. Non ci sono stelle sopra l’autostrada, i sogni neri di The Division Bell mi fanno ripensare alle nuvole di polvere contro il sole. A quando cerchi di distinguere l’estasi dall’agonia.
Tutto bene Miriam? Ciao da Paolo e Stella
Ciao! Tutto bene, niente di grave 😉 un abbraccio gigante a voi e a presto!!
Ecco… quello che ho dentro senza sapere come dirlo tu lo scrivi in un paio di videate del cellulare… e poi The Division Bell… pazzesco
…alienante anche! 🙂
“Il colore del tramonto si riflette nei laghetti come occhi, scende la sera sulle colline dove i cipressi vegliano neri e immobili il silenzio. Soldati in fila, fatti apposta per la morte o per le poesie. Anche questa è una guerra in fondo, noi sappiamo che dobbiamo correre nelle strette trincee della nostra testa e non lasciare mai il posto che abbiamo scelto, qualsiasi cosa succeda.
C’è una falce di luna sottile sopra i casolari dove vorrei essere, anche per una notte soltanto, e sentire la pace.”
Tra le citazioni preferite della mia vita.
no, lo sai che non esagero.
Grazie…davvero 🙂