Un uragano nascosto in un petalo stanco. Un tramonto da slacciare mentre il cielo sembra tornare a casa.
DVDS
Dalla superstrada le Grigne e il Resegone sembrano così vicini, spruzzati di bianco finalmente. Non credo di aver mai visto una neve tanto desiderata.
Ecco, è gennaio davvero adesso. Con le sue mattine limpide di sole e gelide del vento della notte che non se ne va mai.
Il circuito di Bosisio ha la solita faccia della domenica tranquilla, nessuno poteva pretendere il pienone, neanche con gli atleti. Stanno tutti correndo a Fiuggi, logico.
Il piazzale dove i ragazzini mulinano le gambe da piccole cavallette sui rulli sembra una pista di pattinaggio luccicante. La neve è croccante come un panino ghiacciato ma in alcuni punti il sole e le ruote la benediranno di fango, strisce di sentiero arate, granite scure dove se sbagli ci pianti lo scarpino. Se sbagli di molto ci pianti la faccia.
Il ciclocross è il lato del ciclismo dove non esiste la pietà. Se ti va male puoi imprecare quanto vuoi ma dovrai lo stesso trascinare la tua bici ai box senza fiatare, correndo anche. Se non altro impari che puoi restare lucido ignorando i limiti, la testa ha uno straordinario potere ma noi, come molti altri poteri che ci vengono affidati, li usiamo nel modo più sbagliato che esista.
Il piccolo bosco di abeti allunga le sue ombre sui campi chiazzati per metà dalla neve, il sole rende dorato il tappeto di aghi caduti. Le ruote che passano li sollevano come un battito d’ali, una cosa lieve dopo una sterzata brusca, una curva a gomito. Tenerezze e ruvidezze si mischiano come sempre, alla solita maniera. L’amore rende fragili e forti allo stesso tempo, non credo esistano vie d’uscita.
Ci sono i soliti piccoli sciami di ragazzini che corrono avanti e indietro, incitano gli amici e anche quelli che non conoscono; le mamme con le termiche legate al collo sopra il piumino, già pronte per l’arrivo; un nonno che, davanti ai due ostacoli, dice al nipote: “Guarda, ecco che arriva lo zio”
E il bambino che gli grida: “Salta!”
Una volta qualcuno mi ha detto che quando soffri in bicicletta senti ogni cosa, ogni precisa voce che ti incita sulla strada, le riconosci, te le ricordi. Il ciclocross è essenziale. E se nel circuito devi trovare la giusta combinazione tra feeling e resistenza da solo, è anche vero che ci sono persone capaci di gridarti la parola, anche una sola parola, che serve in quel momento. La chiave. Ce l’hanno solo le persone che ci vogliono bene veramente. Non quelle che ci conoscono da una vita, solo quelle che hanno capito chi siamo in fondo alla palude che non vogliamo confessare.
Quella specie di pista di pattinaggio che i ragazzi attraversano con le gambe sporche di fango e i borsoni in spalla è destinata a ghiacciare di nuovo appena scenderà il sole, si sente il rumore dei rulli e delle canne che lavano le biciclette.
Ciao.
E così è già ora di ricominciare la stagione. Non so niente, a parte che per restare a galla conta tutto, persino la forza d’inerzia che spesso è più resistente di noi.