Duemila metri. Salgo fino al Santuario di Sant’Anna di Vinadio con una navetta e il terrore di tornare giù, dopo la tappa, al solito orario impossibile. Diciotto chilometri in tutto, di cui gli ultimi tre sono percorso vero. Perché i ciclisti vengono giù dal bivio, direttamente dal Colle della Lombarda. La gente sale proprio come un pellegrinaggio. A piedi, in bici. Sembrano non rendersi conto che la strada è infinita.
Il santuario è lassù, tra le lingue di neve che non si scioglie da molti inverni. In tanti sono già aggrappati sul versante della montagna.
Aspettano.

#GiornidiGiro |Sant'Anna di VinadioQuesta è una di quelle giornate storiche, di quelle che bisogna salire per forza. Dall’alto c’è lo spettacolo silenzioso delle montagne, l’aria dell’alta quota che spazza tutto che forma le nuvole e le disfa, il sole. E laggiù la strada che sale, una curva e poi un’altra. Gli ultimi chilometri, l’ultima splendida e terribile sofferenza. Perché la montagna è bella e crudele insieme. Sul tornante dei meno cinquecento metri si discute come al solito. La fuga, quanto hanno, chi c’è in testa. Due signori dormono della grossa in un furgoncino semiaperto. Un altro si è fatto un antivento con le pagine della Gazzetta di oggi e un po’ di nastro adesivo e dimostra di avere un certo talento. Tre ragazzi piazzano un Babbo Natale gonfiabile al di là della transenna.

#GiornidiGiro |Sant'Anna di VinadioUn carabiniere sta parlando con un signore vicino a me:
Voi siete qui a divertirvi” gli dice. “Fosse per me butterei giù i chiodi a tre punte. Perché io sono in piedi dalle sei di stamattina.
L’altro è interdetto. Io sono solo un po’ incazzata.
Che alla fine non è questione se ti piace o non ti piace il ciclismo. Basterebbe il rispetto. Perché si dimenticano sempre che anche i ciclisti lavorano. Basterebbe essere meno egoisti. Basterebbe provare, anche per poco, a capire la fatica sovrumana di correre in bicicletta tutti i giorni, con qualunque tempo, su qualunque strada. Basterebbe sempre così poco per essere più umani e invece niente.

Le montagne cambiano colore, le curve si riempiono. La gente guarda la discesa sull’altro versante coi binocoli, come esploratori. Come indiani che ascoltano il vento. Non si sa quasi niente, a parte che Vincenzo Nibali ha attaccato. Aspettano lui, lo aspettano dalla mattina. Aspettano di vedere una freccia azzurra giù da quella discesa. Vincenzo che ha ribaltato tutto. Una cosa che nel ciclismo fa innamorare anche i più scettici. Una dimostrazione che niente è perduto. Mai. Che l’impossibile è un nulla quando ritrovi te stesso. Vincenzo naufrago, Vincenzo capitano.
C’è Taramaee, formichina rossa laggiù al bivio. Ai meno tre chilometri. Passa la macchina di inizio corsa.
Nibali è maglia rosa virtuale.
E la montagna insorge.
Non si può spiegare il tipo di affetto che lega Vincenzo al suo pubblico. A tutto il pubblico. Forse è proprio la salita che li lega. Il modo di affrontarla, di scattare. Di sorprendere ogni volta, senza retoriche inutili.
Eccolo Vincenzo Nibali che sale a Sant’Anna. Eccolo il boato che fa venire la pelle d’oca. La ola che la gente si scambia di transenna in transenna. Eccole le urla e le braccia al cielo.
Eccolo Vincenzo che è sempre lo stesso, sale alla sua maniera, con la sua maglia tricolore. Eppure questo non è un momento come gli altri. E la gente lo sa.
Quante volte non hanno creduto che noi potessimo fare cose straordinarie? Quante volte ci siamo sentiti piccoli e impotenti davanti a chi ci diceva che non davamo il massimo o forse che non eravamo all’altezza?
#GiornidiGiro |Sant'Anna di VinadioMa questo è un giorno di piccole grandi rivincite. Questo è l’ultimo giorno in cui li si può vedere tutti uno per uno. L’ultima sofferenza autentica prima di tornare a casa. Una signora dice che non ha mai visto una corsa ma vuole restare ugualmente a vederli fino alla fine. Resto anche io, come sempre. Per applaudirli, per incitarli.

Poi scendo per cercare di prendere la prima navetta della serata. Non c’è campo, le montagne sono cambiate di nuovo, sembrano fatte di quella cartapesta che si usa per i presepi. Tra poco a valle sarà buio e le montagne sono ancora dipinte della luce dorata del sole. Divido il viaggio con gli amici Christian e Giordano e questo rende quei diciotto chilometri divertenti. C’è una lunga fila di gente che torna giù. A piedi. Uno dei due seduti di fianco a noi ci dice: “E’ incredibile. Si son fatti tutta questa strada a salire e ora a scendere. E solo per un passaggio di qualche minuto. Il ciclismo è il ciclismo”
E’ vero.

Continuo a guardare quelle persone che camminano pazientemente a bordo strada. Mi chiedo quanto ci metteranno a scendere e quanto ci metteranno ad arrivare a casa o in albergo. A loro importa fino ad un certo punto. Perchè la tappa di oggi non si poteva perderla per nulla al mondo. Perché Vincenzo Nibali sta vincendo il Giro d’Italia per la seconda volta, dimostrando che si possono prendere le redini dei sogni andati male e trasformarli. Perché questo è amore, di quando non pensi a niente altro.
So che farò comunque tardi, che scriverò tutto con gli occhi che mi si chiudono.
Buonanotte montagne nell’ultima luce. Sarà una tenera e malinconica notte, come tutte quelle che preludono una separazione. Sarà l’ultima che trascorrerò scrivendo questi diari sparsi, pensando alla tappa del giorno dopo. La piazza gremita di domani aiuterà a rendere meno traumatico il distacco.
Buonanotte Giro, la tua ultima notte ha lo stesso sapore agrodolce di quando smettiamo di parlare con una persona alla quale vogliamo bene e avremmo ancora tante cose da dire.

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Posted by:Miriam

Sono nata in Brianza in una calda notte di luglio. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

2 risposte a "#GiornidiGiro | Sant’Anna di Vinadio"

  1. Cara Miriam,

    Aspetto sempre con ansia, il tuo diario del giorno dopo, leggerti nella miriade dei tuoi caldi e affettuosi particolari, mi dà la sensazione di aver partecipato, e di esserci stato assieme a tutti voi.
    Hai l’età di mia figlia ma scrivi con una tale passione che il Più delle volte mi fai piangere.
    Sono un vecchio ciclista romagnolo, che ogni anno va a salutare il suo Pirata, e lo farà fin quando avrà la forza di pedalare. Sono uno di quelli che ancora piange, quando vedono realizzare un’impresa come quella di Nibali, di quelli che amano il ciclismo per quello che è una semplice filosofia di vita. Con affetto Andrea un Vecchio Leone del ciclismo mai domo!!

    1. Ciao Andrea,
      grazie mille per questo messaggio. Finito il Giro, mi sono presa un po’ di tempo per rileggere quello che mi è arrivato dai lettori e sono contenta che queste dimostrazioni non valgono tanto per quantità ma per qualità e affetto. Questo per me è importantissimo. Ed è il motivo per cui vado avanti. Voglio portare la gente sulle strade assieme a me, in qualunque parte del mondo siano, perchè so che la scrittura può avere questo potere.
      Grazie di nuovo, la stagione è ancora lunga 🙂

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