Piccoli specchi a forma di pesciolino danzano alla finestra quadrata di un laboratorio dove un artigiano sta lavorando su qualcosa che mette riflessi ovunque. Ciao, dice il tipo. Caorle sembra un posto come tanti qui, il mare piatto, basso per chilometri. Invece basta fare tre passi di numero e sembra di essere proiettati direttamente in un romanzo di Gabriel Garcia Marquez, ti aspetti che in una di queste case si nasconda una capostipite di centocinquant’anni che cuce e ricuce la tela dei suoi avi.
Un negozio con le campane a vento con la porta socchiusa e nessuno dentro, gli scorci che si aprono sulle case colorate, la musica che viene da chissà dove, lanterne di fili colorati che dondolano come in una calle messicana: surreale come un mondo altrove. 
Mancano quaranta chilometri e io non so neanche più come uscire da questo labirinto onirico. Poi vedo uno là in fondo che passeggia sul lungomare e ritorno alla realtà. 

Delle volate mi piace solo un istante, quello tra il niente e il tutto. Poi succede come nella vita: corri, corri corri e corri senza capire un cazzo di niente. Nell’occhio del ciclone dove non pensi a nulla o forse ti ricordi esattamente quello che vorresti dimenticare. Spesso la velocità la senti solo quando ti fermi, è per questo che i rettilinei sono così lunghi dopo l’arrivo, è per questo che sembrano non tirare i freni mai. All’infinito come questo mare dove non puoi affogare nemmeno se ci provi, acqua fino alle ginocchia per chilometri, un deserto di sale senza il sollievo di nuotare.
Spaccami come una Stratocaster. 
Distrutti dal ciclismo all’apice dello show. Così è l’adrenalina, così è tutte le volte che un elicottero ti vola sopra la testa, quando arriva la corsa come un fiume e non sai se scorre dentro di te o fuori.
Non sapere il perchè è quello che ci tiene aggrappati qui. 

Lontano sulla linea dell’orizzonte si intravede la sagoma di Trieste mentre l’aria porta l’odore del mare quando scende la sera e il sole al tramonto inonda tutto con la luce quieta dei pastelli dei bambini. Il filo continua a tirare.  Su una barca c’è scritto Invincibile.

Posted by:Miriam

Sono nata in Brianza in una calda notte di luglio. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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