Frites narcotiche, praline fiorite e colazioni con vista sul canale. Ritornare a Bruges per quattro giorni è stato come passare attraverso uno dei quadri più surreali di Magritte. Tra ombrelli capottati, paste alla norma e scorci fiabeschi, ecco alcuni consigli non richiesti per vivere – a sfregio della pioggia battente – l’anima pittoresca di questo gioiello fiammingo che chiamano la piccola Venezia del Nord.

Giovedì
Stiamo sconfinando in Belgio, è l’ora di pranzo e chiaramente scatta automaticamente la voglia di frites. Dato che l’anno scorso, presi da una fame nera, siamo capitati in una bettola in mezzo al nulla senza neanche guardare le recensioni di Google che consigliavano vivamente di evitare il locale come la peste, questa volta non vorrremmo rischiare di trovarci in un’altra situazione da completi sprovveduti.
Ci fermiamo quindi a Namur – che è ancora più incantevole in questo pomeriggio di primavera – ed entriamo in un posto altamente instagrammabile con le pareti gialle e qualsiasi tipo di cosa fritta al bancone. Io prendo una porzione di patatine piccola – a sentimento – e due crocchette di formaggio e verdure.

Appena le addento, sento il tipico sapore del Belgio che scende giù per la gola a temperatura ottocento gradi Fahrenheit e due chili di olio. Buoni che ne mangeresti dieci per poi collassare direttamente in rianimazione. Le patatine sono quelle giuste, fritte due volte probabilmente con il plus del grasso, affondate nella maionese di qui che è diversa da tutte le altre al mondo, leggera come una nuvola. Nuvola che poi assorbe tutte le energie digestive per regalarti quella lieve sonnolenza da divano, adattissima a chi deve ancora viaggiare in macchina per due ore.

Fritapapa Namur

Rue Julie Billiart 5
5000
Namur

Quando approdiamo all’autogrill poco prima di Bruges, Brunetto è devastato come un camionista dopo una cena con Chef Rubio e noi guardiamo stordite una gigantografia di Wout Van Aert che apre le braccia volando, cercando di ricordare che vittoria mai fosse. Le frites ci escono già dalle orecchie. Benvenuti nelle Fiandre.

Quando arriviamo all’hotel – che è direttamente affacciato sul canale – sembriamo una ciurma di bambini gasati tra le stanze di un castello: ci sono carte da parati da fiaba, mobili antichi e quadri con scene di caccia. Ma chi ci ha dormito qua dentro nei secoli? Quante storie sono passate per questi corridoi, quando per le strade di Bruges si sentiva solo lo scalpiccio delle carrozze con i cavalli, le principesse venivano ad acquistare la fiandra per i corredi e i pittori dipingevano Madonne angeliche?

Hotel Ter Brughe

Oost-Gistelhof 2
8000
Bruges

La città adesso è un quadro, con quella lieve luce che Magritte metteva nelle tele prima della sera, ed è impossibile non uscire a godersi questa prima serata qui, con una breve full immersion di tutti gli spot tipici, compreso il Beerwall con innumerevoli birre esposte lungo una parete che ti guida direttamente al 2be Bar, luogo iconico in cui ogni appassionato che si rispetti dovrebbe fermarsi a quest’ora – che è quella dell’aperitivo – per bere una birra. Ma – che i fiamminghi mi perdonino – la vita mi ha condotto rovinosamente verso il culto del Gin Tonic.

2be Beer

Wollestraat 53
8000 
Bruges


La cena si presenta sempre come un’epica sfida alla ricerca del piatto più commestibile della lista. Mentre la Kov va sul semplice con il pollo fritto, Brunetto e l’Emanuela si fidano dei creativi Croque Monsieur e Croque Madame che preparano qui – rigorosamente accompagnati dall’insalata con salsa all’aglio, che ti piaccia o no. Io invece decido di optare per una delle cose più sicure che puoi ordinare se sei nelle Fiandre e fa freddo: la zuppa con il pane e burro. Al di là del chilo e mezzo di pepe, il risultato è veramente quello di un comfort food da rifugio di montagna,  di quelli che resuscitano corpo e mente in previsione di un weekend da via Crucis.

De Vloamse Trine

Kraanplein 5
8000
Bruges


Per strada un ragazzo sta facendo il giro della città in bicicletta e canta a squarciagola una canzone italiana – Rocco Hunt, credo – e mi sembra il solito promemoria sul valore del presente. Ma io, come mi capita molto spesso ultimamente, non penso a un beato niente.

Venerdì
Secondo le più nere previsioni, Bruges si sveglia con la faccia lucida per la fitta pioggia incessante. Un vero toccasana per quelli che, come noi, oggi vorrebbero semplicemente fare i turisti, esplorando in modo del tutto casuale la Klein Venetië. La verità è che c’è ben poco di rilassante nel camminare con il vento a cento nodi che sembra di stare in mare aperto con gli ombrelli che risultano pressoché inutili.
La Kov appare nel suo ambiente naturale, da appassionata sostenitrice del romanzo “Bruges la Morta” non cambia idea sul fatto che questo posto dia il meglio di sé nelle giornate grigie e tristi. Per me non è cambiato molto da Natale – l’ultima volta che sono stata qui – dato che le vetrine sono ancora piene di Schiaccianoci e in un negozio troviamo persino una specie di grotta di Santa Claus con alberi addobbati, sfere che costano un rene ciascuna e tutto un mondo sotterraneo che farebbe impazzire ogni natalino che si rispetti.

De Witte Pelikaan

Vlamingstraat 23
8000
Bruges

Tra il profumo che esce dalle cioccolaterie e i ponti sui canali,  ci dirigiamo verso il Beghinaggio. Qui ce ne è uno in ogni città praticamente, e sono tutti luoghi incantevoli fuori dal mondo che ispirano quieti pomeriggi davanti alla finestra, in un’epoca dove ancora si faceva luce con le candele. La gente passeggia tra i narcisi gialli come se non ci fosse la pioggia, il vento o il freddo che un po’ ti impedisce di guardare le cose dalla giusta prospettiva. Come nella vita, non hai mai quella giusta, a volte devi metterti sottosopra e, anche in quel caso, non ci capisci niente. Appena fuori dalle mura c’è il lago degli innamorati che in questa giornata grigia è desolante esattamente come tutte le volte che l’amore ci ha fregato.


Di ritorno verso l’hotel, l’Emanuela – fortemente provata dalla cucina salata locale – propone di pranzare con un dolce e ci lasciamo incantare da un posticino vicino al Mary’s Bridge. Non hanno l’aspetto dei waffle tradizionali e l’impasto sembra più quello di una torta ma è tutto spiegato dal fatto che sono senza glutine e quindi – ottima cosa – adatti ai celiaci che non possono godersi quelle glassate porcate golose che si trovano ad ogni angolo. Io lo prendo solo con le fragole, ogni tanto va bene anche la moderazione.

Otto Waffle Atelier

Katelijnestraat 1
8000
Bruges

Dopo un pomeriggio trascorso a parlare di World Tour davanti a tè e improbabili espressi lunghi come un americano, facciamo quello che tutti i compatrioti all’estero fanno per sopravvivere: prenotiamo un ristorante italiano, domandandoci se valga la pena di rischiare di trovarsi in situazioni da Francesco Panella in Little Big Italy. Fortunatamente, ancora prima di sederci, notiamo che su uno scaffale troneggia un pacchetto di pasta “La Molisana” e i dubbi se ne vanno all’improvviso come Van der Poel sul Poggio.
L’ulteriore conferma arriva con una pasta alla norma cotta alla perfezione, in un sugo vietato ai minori di diciotto anni e con le melanzane che sembrano burro. Il cannolo con la ricotta fresca chiude una situazione di emergenza durata fin troppo e, spinti dalla disperazione, prenotiamo anche per altre due sere – non si sa mai.

Trattoria Trium

Academiestraat 23
8000
Bruges

Sabato
Nuovo giorno, stesso copione. La pioggia scende ancora fitta e beffarda fuori dalla sala colazione che è affacciata sul canale dove gironzolano curiosi i cigni. Perdiamo tempo a mettere ottocento tipi diversi di granola nello yogurt e Brunetto si concede quella che è la sua nuova dipendenza mattutina: una strana crema alla vaniglia che sembra un concentrato di zucchero e altre indefiniti ingredienti calorici.
Più tardi, mentre metà del team disagio decide di abbandonare la modalità turistica, Emanuela ed io teniamo fede ai piani, dirigendoci a questi benedetti mulini, affrontando il gelo del sabato mattina. Le strade sono deserte – i belgi sbucano dalle loro case sempre intorno alle undici – e l’atmosfera è surreale, come capita spesso per le viuzze più periferiche delle città. Le finestre ad altezza d’uomo con le grandi tende bianche espongono le solite carabattole da mercatino che sembrano essere quasi più vive dei vivi stessi.
I mulini a vento di Bruges segnano una linea continua perfetta per una passeggiata lungo il canale nel quartiere di Sint Anna che in una giornata normale sarebbe stata alquanto piacevole ma, in queste condizioni, equivale a fare due passi su un boccaporto in mare aperto, in un giorno di bufera.

Così ci rinfiliamo nelle vie caratteristiche del quartiere e ci imbattiamo in un giardino incantato: è la casa museo del poeta Guido Gezelle, chiusa naturalmente ma che offre esattamente l’idea della vita pacifica di qui, fatta di cose semplici e di ore in cui si può guardare il sole tra le foglie degli alberi senza che nessuna notifica ti distragga dalla pura contemplazione. È troppo tempo che non ci fermiamo a guardare le cose non per quello che sembrano ma per quello che sono in realtà.
C’è una statua di bronzo: è un uomo a piedi nudi che protegge la fiamma di un accendino dalla pioggia sottile, diritta, incessante. Volevamo difendere la luce da tutto e ad ogni costo, ma la verità è che ora brancoliamo nel buio.

Guido Gezellemuseum

Rolweg 64
8000
Bruges


Quando si avvicina mezzogiorno – sì, la pioggia prosegue senza sosta – torniamo verso il centro per fare shopping di cioccolato, una missione tutt’altro che semplice. Se la pralina è stata ufficialmente inventata in Belgio, trovare quella giusta è come scovare una vera lasagna alla bolognese nei locali per turisti a Milano.
Dai miei approfonditi studi, il compromesso giusto tra gusto e prezzo sono quelle di un negozietto non lontano dal Beerwall. Non sarà una boutique alla moda ma qui puoi riempire un sacchettino con meno di dieci euro e scegliere tra i gusti più vari – dai più dolci a quelli più decisi – e sono veramente buonissimi. Io ne prendo tre da mangiucchiare lungo la strada e, indecisa sull’ultimo gusto, me ne faccio consigliare uno dal commesso. Surprise, mi dice. Alla fine è una piccola esplosione tipo di rosa, il che mi ricorda subito la prima volta che ho assaggiato il gelato alla violetta. La mente fa cose assurde e noi spesso non ci facciamo neanche caso.

Pralinette

Wollestraat 31
8000
Bruges

Anche se lontani novecento chilometri dall’Italia, non si può dimenticare che il sabato sera è stato creato per la pizza. Noi torniamo dai nostri amici siciliani dove il calore del forno a legna mentre fuori piove – sembra il titolo di una canzone indie – ci culla nell’ultima sera di vera quiete.

La vigilia della Ronde Van Vlaanderen è il solito caos di piani che non verranno mai rispettati. Mentre cerchiamo il posto migliore per lasciare la macchina il più vicino possibile al culmine del Kwaremont, so già che finiremo ad infilarla in qualche angolo abusivo. Perché il ciclismo è così, non è fatto per le regole o per le certezze, è una cosa che ha a che fare con l’istinto.
Nessun programma è il miglior programma.
Non smette di piovere mentre le luci che tremolano come candele nell’acqua nera fanno sembrare Bruges una cartolina ferma in un istante nel tempo. Se fosse possible comandare le lancette e sistemare le cose in sospeso, allora i nostri fantasmi – anche in notti come questa – sarebbero in pace.

Ceci n’est pas une pipe

Bruges prima della Ronde Van Vlaanderen

Astolfo sulla luna

Ronde Van Vlaanderen 2023

Posted by:Miriam

Sono nata in Brianza in una calda notte di luglio. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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