L’amore è una quiete accesa.
Il waffle caldo mi si scioglie in bocca insieme al caramello e al cioccolato e alla panna. Sabato prima della corsa, senza essere atleti, senza seguire la dieta o una rotta. Ha piovuto e adesso escono strisce di azzurro e di sole tra le nuvole bianche. A Kortrijk c’è il lunapark, appena venti minuti dall’hotel, giusto il tempo della merenda in una specie di paese dei balocchi. C’è odore di frites, di cioccolato caldo, di zucchero filato e panini, i bambini piangono perché vorrebbero un altro giro, un altro ancora, l’ultimo. Che poi l’ultimo non è mai. Un po’ come l’ultimo abbraccio o l’ultimo bacio, chi vorrebbe smettere?
Sulla giostra dei cavalli bianchi ci sono due anziani che sorridono e si tengono per mano, si guardano e c’è una luce nei loro occhi come se fossero in un mondo lontano, da soli, senza la musica attorno. Io non so cosa succede qui, quando le luci e le ombre si mescolano, quando i contrasti disegnano il carattere della terra e della gente, quando per un secondo senti la malinconia e l’incanto.
Sulla cattedrale le lancette dell’orologio brillano dorate nella luce improvvisa del tardo pomeriggio e penso ai muur e alle campagne nel silenzio che hanno ancora una sola notte di attesa prima della Ronde. La sacra domenica nelle Fiandre, nera croce e resurrezione, il dolore delle pietre che arriva fino alla testa e la gloria di un istante, qualsiasi istante, fosse anche il vedere la cappella del Geraardsbergen per ultimi. Ogni cosa ha un valore qui.
E le pietre un po’ lo sanno come siamo fatti, quanti uragani stanno nello spazio di un uomo in bicicletta, quante parole non dette in un rapporto così profondo da sembrare inerte, quanti sogni ci possono stare nello spazio di una notte.
Ogni cosa ha un’anima qui.