Borgo è un piccolo paese tagliato a metà dal Brenta che riempie il silenzio dei portici con il gorgoglio perenne della sua acqua che scorre. Il giorno della Coppa d’Oro non è mai un giorno qualsiasi. Ancora prima di vederla per la prima volta, ho capito che qui è una specie di tradizione, un po’ come certe feste che cadono una volta l’anno e, tutto l’anno, le si aspetta. Non si sa bene cosa sono, anche quando cerchi di spiegarlo non resta la stessa magia di quando le vivi. L’entusiasmo a volte non basta a definire le cose e forse è colpa nostra, che non siamo più abituati ad ascoltarlo. Gli eccessi fanno sempre paura, tendenzialmente.

Lo sciame allegro dei bambini del Veloce Club Borgo invade le stradine del centro e poi si perde tra i ciclisti incolonnati sul rettilineo di partenza. Le biciclettine appoggiate su un muretto all’ombra e loro tutti attorno a quei quattrocento fratelli maggiori. Sì, sono quattrocento perché questa è l’unica corsa in cui non c’è numero chiuso. Sì, sono un po’ tutti dei fratelli maggiori per quei bambini che hanno appena cominciato a sbucciarsi le ginocchia e sognano di poter partire così, come loro, in una domenica di settembre, davanti agli occhi commossi dei genitori che è come se li vedessero per la prima volta.
Vai Lollo, mi raccomando. Spingi!
Lollo sarebbe Lorenzo. Primo anno da allievo, maglia del Veloce, come quella del bambino che gli ha detto quella cosa spontanea, quasi da niente, ma nel classico modo dei bambini: tirata fuori da dentro, con l’energia di chi ci crede davvero.
Coppa d'Oro 2016 Che va bene, l’entusiasmo non basta. Eppure è una specie di ingrediente magico per sopportare la fatica e il dolore. Perché il ciclismo è questo e lo impari subito, impari presto che per ogni cosa conquistata devi imparare a soffrire. A rinunciare. Non è facile per un ragazzino, non è facile distinguere quello per cui vale davvero la pena lottare, quello che viene prima di tutto il resto. A volte non siamo capaci nemmeno noi.
Per fortuna questo è uno sport che ti insegna senza fretta, con la sua dolcezza ruvida, con i suoi schiaffi sull’asfalto, le delusioni di lacrime e certe felicità che a volte proprio non ti aspetti.
La Coppa d’Oro è già di per sé un traguardo per molti di loro che hanno cominciato a sognarla da piccoli, appena saliti su una mini bicicletta. Un secondo di incanto nel delirio di quella partenza, dei pedali, del vento, di qualche palloncino che vola via. E poi la gente attorno alle transenne ad aspettare l’arrivo, il passaggio e Samuele Rubino che arriva come il migliore degli showman, piccolo Sagan che chiede al pubblico di fare casino, di esultare insieme a lui.
Coppa d'Oro 2016 Li ha staccati tutti sull’ultima salita, dove si decide la corsa e adesso può anche godersi quei cento metri da rockstar. Adesso può anche alzare le mani che dalla curva non spunta nessuno. Adesso può abbracciare i suoi amici, come fanno i campioni dopo la linea bianca. Ancora sudati fino al midollo, ancora senza fiato.
Dietro c’è la volata per il secondo posto che sembra quasi un primo. Tutto conta. Ogni cosa di questo giorno che per alcuni è speciale in silenzio. Quelli che corrono e quelli dietro le transenne. O cento metri dopo l’arrivo. Papà che versano litri di acqua sulla testa dei figli come se fossero sotto la doccia, li accarezzano e li baciano come se avessero vinto. In fin dei conti è così. Siamo sempre noi a dare significato alle cose, a dar loro il valore che meritano.Coppa d'Oro 2016 Coppa d'Oro 2016 Il cielo si rannuvola un po’, piove per cinque minuti ma non basta a portare via l’afa. Torna il sole tra le nuvole, la gente torna a sedersi, a mangiare le patatine e il fritto misto. I ragazzi con i calzoncini della squadra e le t-shirt a maniche corte si mischiano. Molti di loro dovranno fare chilometri per tornare a casa, magari anche prendere un aereo. Tutto si consuma in un weekend, breve e intenso proprio come certi momenti migliori che non dimenticheremo mai. Tutto riparte da qui, dalla linea bianca che comincerà a contare i giorni fino ad un altro settembre. Uno dei segreti di questa magia è l’amore. Di quelli che sentono questa corsa come un pezzo di cuore da far continuare a battere tra i coriandoli e i palloncini di una festa in una domenica mattina. Di quelli che la corrono e poi non se la scordano, neanche quando diventano professionisti e vanno in giro per il mondo.
Di quelli che sanno il ciclismo ti insegna questo: che la magia non si compie senza la realtà.

 

Posted by:Miriam

Nata in Brianza, nella calda notte del 30 luglio 1991. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

2 risposte a "I segreti di una magia"

  1. Leggo solo ora il bellissimo articolo, per me commovente. Sono la nonna materna di Samuele Rubino e lo seguo in tutte le sue gare,la maggior parte da casa. il giorno della Coppa d’oro, dopo la Messa dove ho pregato per lui come faccio per tutte le altre corse, mi sono collegata su fb sulla pagina di bicitv e ho seguito in diretta tutta la corsa. Una commozione unica da infarto e una gioia immensa per questo mio primo nipote (ne ho cinque) che segue le orme del nonno paterno e del padre. Dalla nostra parte ha preso la determinazione e la forza nell’affrontare le fatiche. Sono stata a Borgovalsugana quando Samuele correva da esordiente, allora negli ultimi km era in testa ma poi è stato ripreso dai compagni. La desiderava vincere con tutto se stesso la Coppa d’oro e ce l’ha fatta. Questo a dimostrare che quando vuoi veramente una cosa ce la metti tutta per raggiungerla. Il cammino è ancora lungo per lui, ma tutta la nostra famiglia è con lui sempre e lo segue con tanto amore. Grazie di cuore.
    Luisella Buschini

    1. Ciao Luisella, grazie di cuore a te per questo commento. L’amore dei nonni è una cosa speciale, i miei hanno fatto tanto per me e il loro bene resta un filo indistruttibile. Samuele è fortunato, nel ciclismo non conta solo quello che sei in corsa ma anche chi hai accanto nella vita. Il sostegno può essere una motivazione fortissima, in qualunque categoria.
      Un abbraccio.

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