Mi ha sempre affascinato il fatto che la lingua italiana sia così varia da poter trovare quasi sempre la parola giusta per ogni emozione. Sì, quasi sempre.
Non c’è una parola che, nel ciclismo, definisca l’energia di quel momento in cui il corridore scatta e lascia il gruppo, attonito, dietro di sé. Come si può trovare una parola per quando Vincenzo Nibali prende il volo con la sua bicicletta?
Oggi, quando il ciclista della Liquigas – Cannondale è scattato per la prima volta, c’era, nell’aria, solo la voce della telecronaca: nient’altro che potesse valere quegli attimi. Perché sì, c’è sete di questo, nel ciclismo degli sguardi calcolatori, delle azioni contenute. C’è sete di campioni che vincono con il cuore. E Vincenzo, lo sappiamo, il cuore ce lo mette sempre. Sempre ha il coraggio di partire, di provarci. Anche oggi non ha avuto paura di quel Wiggins glaciale, superfavorito che, vestito di giallo, sembra non temere gli avversari. Non ha guardato in faccia Froome, gregario di lusso che si diverte a fare il campione e che tira in salita come fosse in discesa. Due volte se ne è andato da solo, lasciandosi alle spalle i pezzi da novanta. Due volte lo abbiamo visto guizzare fuori dal gruppetto, con lo sguardo di chi è lì per far classifica e, forse, anche per ribaltarla. Due volte è stato riacciuffato e ha seguito i migliori fin su, al traguardo, recuperando una posizione, dietro i due inglesi della Sky, prendendosi una pacca sulla spalla da lui, da Wiggins, che forse, vedendolo attaccare in discesa, il giorno prima, aveva sorriso. Non sappiamo se si siano detti qualcosa, non lo sapremo mai. Forse non riusciremo nemmeno a cogliere la vera essenza di quel gesto. Ma sappiamo che la salita ammazza, toglie il fiato e, tra la fatica, rimane un tum tum uguale che si fa più forte per lo sforzo, più grande a seconda della generosità che si è lasciata sulla strada. Quello del cuore.
Sappiamo che il Tour non è finito qui. E che lo Squalo ha denti affilati, non lascerà così facilmente la preda ad altri. Ma, al di là di tutto, dei risultati di Parigi che sono ancora lontani e per niente scontati, noi che di Vincenzo abbiamo imparato ad amare le lacrime, le delusioni ma anche le vittorie d’istinto, di coraggio, di passione, siamo stati orgogliosi di questo nostro ragazzo. Questo ragazzo che, come ha detto Max Biaggi, ha portato, sulle strade del Tour, il sole. Il sole della sua meravigliosa Sicilia.