Le case abbandonate battute dal vento, borghi dove prospera l’edera e i muschi si aggrappano alle facciate gialle dipinte quasi settant’anni fa. Appena fuori dal mare, l’entroterra diventa un posto di nessuno, lasciato a sé stesso, opulento nella sua selvaggia bellezza, con le sbarre dei passaggi a livello che segnano il confine tra terre del far west. 
Dall’ultima curva prima del GPM si vede il Tirreno: una striscia luccicante all’orizzonte circondato dalle colline con le nuvole che ci distendono sopra le solite ombre drammatiche.
Un cimitero sopra e un tempio buddista sotto, decisamente un posto ameno per riposare per sempre o anche solo per poco. 

Una stupa bianca svetta nel cielo dove si ammassano le nuvole grigie. Penso ai pezzi di noi che ci mancano, organi che pulsano chissà dove, lasciati a sé stessi come le grandi case di queste colline. Nessuno più che li abita, nessuno al quale interessa se siano vivi o no. Chiusi in bianchi reliquiari continuano a vivere altrove, forse stanno aspettando che andiamo a riprenderli.
Ma la cosa peggiore delle situazioni in sospeso è che non si risolvono mai. 

Sale l’elicottero che annuncia la corsa, il vento piega senza pietà i fiori gialli che crescono sul fianco della collina e il gruppo passa senza che nessuno possa sentire la fatica che si fa a controllare una tappa, anche la più banale, le classiche che in tv ti addormenti dopo mezzo chilometro. Da fuori niente si vede, puoi andare in pezzi senza che nessuno se ne accorga.

Ma se il ciclismo sa esattamente dove piantare le sue lame, allo stesso tempo è anche capace di accogliere i suoi piccoli bikku senza pace nei momenti peggiori. I pini della Versilia si aprono come ombrelli al sole e ti fanno pensare che puoi stare ancora un po’ in questo abbraccio, almeno fino alla prossima coltellata. Chiudi gli occhi, il Nirvana certi giorni sembra più raggiungibile. Bianco, come la luce sul mare ora. Nessun pensiero di nessun genere, niente di niente. Forse è così che ci si sente prima della volata, il nulla assoluto. Il gruppo sciama chissà dove, nemmeno il vincitore è sicuro di aver vinto, tutto quello che sai non conta un cazzo, viene sbattuto di qua e di là come quando arriva un tornado. La sola certezza è il fiume che scorre, a volte vuoi essere solo trascinato nella corrente, altre rimanere nell’alveo, altre ancora nuotarci contro. 

Uno stupa è un monumento buddhista la cui funzione principale è quella di conservare reliquie.  Sono considerati simbolo di pace e illuminazione e si ritiene che la loro costruzione sia un atto estremamente positivo per il loro potere di riequilibrare l’ambiente circostante. 
Posted by:Miriam

Nata in Brianza, nella calda notte del 30 luglio 1991. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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