Una delle oche bianche attorno al laghetto mi soffia incazzata. Ha ragione, per lei sarà una delle solite mattine nel suo paradiso isolato in mezzo alle colline e io sono solo l’ennesima intrusa nella sua placida quotidianità. In questi posti della Toscana si ha sempre la sensazione che la vita vada avanti così da secoli, tramonti e albe imbevuti di quiete. Ma il giorno della corsa non è mai uguale ad altri, non sai cosa ti aspetta, fai un programma di massima e sei consapevole che tutto potrebbe cambiare. Io in questo mi sento avvantaggiata, non ho una testa che sa pianificare le cose, di solito mi butto a capofitto. Solo dopo capisco che la distanza era esagerata per buttarsi.

Sulle colline è quasi estate, se non fosse per quell’aria fredda che ogni tanto spira da nord. Gigi da Monteroni d’Arbia dice che quel casolare è in vendita. Quante volte abbiamo pensato di cambiare vita senza coraggio? Forse il ciclismo sta diventando una comfort zone, probabilmente tutto questo correre per creare ricordi ci allontana dalla missione di vivere il presente. Guardo i cani pastore attirati dall’odore delle griglie a San Martino in Grania. Ultimamente li invidio, sanno dare valore all’istante, a questo momento esatto. Ora e niente altro, intensamente, Che un po’ anche la corsa è così, la ricerca di quel solo istante che poi alla fine se ne va in un battito di ciglia. Effimero. Così sembra la polvere che poi ti rimane sotto i denti fino a sera, come la sabbia in un giorno di mare mosso.
Da lontano salgono le nuvole, arriva la corsa, un piccolo tritacarne furente dove il gruppo ha di nuovo i suoi tifosi più vicini che mai. Non è questo il tratto dove attaccare ma, se come dicono il ciclismo è come la vita, allora ogni momento può essere cruciale perchè le cose svoltino in meglio o in peggio, devi essere pronto, devi sapere subire, arginare, reagire.

Devo passare sopra la gente e litigare con i carabinieri per arrivare a Piazza del Campo nell’ennesima giornata in cui il mondo si accalca nelle mura di questa città dove la fede e l’ira convivono da secoli. Ma Tom Pidcock è da solo su Santa Caterina e io ripenso a quel Mondiale in Svizzera. Una pioggia torrenziale, mezzo mondo al bus di Van der Poel e io con un mio amico ad aspettare che scendesse Tom, appena fuori dal camper della Trinity. Fuori il deserto. Un autografo per quando diventerà campione del mondo – dicevamo. Beh, alla fine è successo e ora sta persino vincendo quella che tutti considerano la sesta classica monumento.
Un volo di piccioni sale nell’azzurro, Tom passa la linea bianca da solo.
Vincere è straordinario, sentirsi al posto giusto è una cosa che rasenta il miracolo.

Dall’autostrada verso Milano c’è un tramonto limpido dove già brillano Venere e Giove, allineati come se si potesse tirare una linea diritta tra di loro e unirli come fanno i bambini con i puntini, anche se sono distanti milioni e milioni di chilometri.
Credi ancora alle congiunzioni astrali?
In astronomia, una congiunzione si verifica quando due o più oggetti celesti sembrano avvicinarsi l’uno all’altro nell’immagine vista dalla Terra. Sembra che in astrologia, la congiunzione tra Venere e Giove suggerisca di amare e perdonare, in quanto i due pianeti rappresentano rispettivamente l’amore e il potere.