L’odore di frizione entra prepotentemente dal finestrino abbassato insieme all’umidità del bosco. Dicono che neanche gli asturiani conoscano questo posto dimenticato da Dio dove le viuzze si snodano in un modo infernale tra gli hórreos di legno e pietra che sembrano spuntati fuori da un romanzo di Tolkien. 

In cima tutto è avvolto dalle nuvole basse, la strada sale stretta e inesorabile verso il traguardo come una vecchia mulattiera e puoi sentire il mal di gambe solo a guardare i tornanti stretti a gomito che urlano agonie nel silenzio della montagna. Oltre questo, solo il nulla. Dall’altra parte non si può scendere, quindi in questo posto si viene solo per arrivare, dove non si capisce. Penso ai nove mesi di Jack Kerouac come avvistatore di incendi sul Desolation Peak. Meditare in solitudine. Mi son sempre chiesta come avesse fatto a non morire di paura durante certe notti, in compagnia solo del vento e dei lupi. Devi pur passare dai tuoi demoni per vivere in pace, no? E così è la montagna per il ciclismo. Purificazione assoluta.

Dalla nebbia emergono i corridori come dal purgatorio, non si vedono le stelle qui e a stenti nemmeno l’azzurro, non si vede neanche la cima ma si sente la gente che urla dalle curve, come fiaccole nel niente. Quando non vedi, tutti gli altri sensi sono lì per te. E quando soffri, senti di più. Così le cose sono esattamente come le avevamo lasciate: pure. Per la strada siamo ancora noi, la prima volta cristallizzata nel tempo passato, presente e futuro. Il sole incendia i fianchi della montagna per qualche istante come quelle lame di luce che ogni tanto tornano ad incidere le nostre esistenze parallele. Mentre scendo a valle c’è di nuovo l’odore di frizione bruciata che mi riporta alla realtà. Un cavallo bianco pascola tranquillo in un recinto, insieme a tutti gli altri. 

Sono le undici e mezza quando entro nel Burger King e alla tipa portoghese alla cassa so dire a malapena che voglio un Whopper con patatine. In realtà vorrei solo mettermi a letto. Poi vedo l’Acquarius nei distributori automatici e mi verso un bicchiere intero. Impossibile dimenticare questo sapore che grazie al cielo in Italia è fuori commercio.
Là fuori la gente torna dalle feste no-stop di Bilbao, io ho giusto l’autonomia per arrivare a quindici minuti da qua, sulla costa che adesso è completamente nel buio.
Quando finalmente riesco a dormire, sogno incendi.

Il cavallo è il destriero dei messaggeri divini o dei guerrieri spirituali. Nell’antichità aveva un valore profetico. Secondo una credenza infatti, attraverso l’interpretazione del suo nitrito, del movimento degli orecchi o della coda, si potevano prevedere gli eventi futuri.
Posted by:Miriam

Nata in Brianza, nella calda notte del 30 luglio 1991. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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