Tornare dopo due anni, risentire il profumo rassicurante dei waffles e delle frites che ti culla come se stessi sulla giostra dei cavalli in una serata romantica e avere la sensazione di essere di nuovo in pace con il mondo. In quattro intensi giorni, io e la mia fedele compagna di viaggio abbiamo riassaporato tutta quell’atmosfera che rende le Fiandre un luogo unico al mondo. Qui sotto consigli insoliti per vivere angoli di quieto e verace Belgio, con la solita immensa gratitudine per questo piccolo grande paese che riserva sempre qualcosa di speciale a chi lo ama profondamente.

Kortemark
La luna bianca tra la fila di alberi lungo la strada deserta fa sembrare questo posto un quadro di Magritte – tipo il mio preferito che è l’”Impero delle luci” – e infatti ci sono delle case sparse qua e là, illuminate solo da fiochi lampioni dalla luce giallognola, ma sono tutte chiuse, come se non ci fosse nessuno per mille miglia. Io ed Iraia siamo in Belgio da circa undici ore e non abbiamo ancora mangiato un pranzo decente. Come al solito ci siamo fatte fregare pensando che il croque monsieur del menu avesse il formaggio sopra ed invece è il solito toast con il prosciutto – quello di Iraia ha pure una specie di salsa di accompagnamento che hanno il coraggio di chiamare “Bolognese“.
Ma adesso le cose sono diverse, stiamo andando in una friggitoria consigliata da una fonte affidabile, nonostante sia praticamente nel bel mezzo di una città deserta. Dentro è un vero posto da cycling addicted. Sugli scaffali ci sono le biografie dei ciclisti, sulla parete sopra i tavoli sono appesi tre ritratti che insieme dovrebbero formare una trinità o qualcosa del genere: Eddy Merckx, Tom Boonen e Wout Van Aert.
Eethuis-frituur Feniks
Zarrenplein 8
8610
Kortemark
Guardo la faccia del Cannibale mentre dal menu scegliamo un hamburger, una Coca-Cola e un misto di fritture da dividere che praticamente alla fine ci rubiamo perché sono assurdamente buone – quello che Simone Rugiati definirebbe una vera porcata golosa. Mentre addento una crocchetta, sento quel sapore del Belgio che mi ha fatto innamorare dal primo istante, come un profumo che ti strega per sempre. Rivedo me stessa a mangiare le frites sul Kwaremont qualche anno fa, risento quella sensazione di burro fuso dolce e bollente che scende in gola e penso che il nostro cervello è un folle, a ricordarsi tutti questi collegamenti assurdi. O forse è solo questo posto, maledettamente spirituale, anche nei suoi dettagli più carnali.
Scappiamo prima che sia troppo tardi per arrivare al B&B. Fuori un tipo attraversa la strada in bici, l’aria non è fredda e la notte sembra appena uscita da una fiaba dei Fratelli Grimm.

Staden
Dopo esserci perse dieci volte per pericolanti stradine di campagna immerse nel buio, arriviamo al B&B di Jelle Wallays e della sua fidanzata Vé. Qui avevamo una prenotazione aperta praticamente da due anni, ancora prima che la pandemia incasinasse tutto. Il posto è una specie di sogno ad occhi aperti, circondato dal nulla assoluto, coperto da una cascata di stelle. Dentro ci sono vetrate su ogni lato, piante come in una serra vittoriana, le lampade vintage che pendono dal soffitto e una porta di legno che viene dal Marocco. La porta-finestra della camera da letto dà direttamente sul giardino dove camminiamo per un po’ come se fossimo su una nuvola verde. Il Belgio è un posto dove puoi credere a tutto, persino alle fate, alle folgorazioni, a qualsiasi cosa ti possa sembrare irreale ed invece è più vero della realtà con la quale ci misuriamo tutti i giorni.
KOOON
Klerkenstraat 19
8840
Staden
La mattina dopo Tony – un iperattivo pastore australiano di tre anni con gli occhi colore caramello – viene a darci il buongiorno. Sulla grande tavola di legno del soggiorno, affacciata sul retro del giardino dove in un recinto scodinzolano felici i cerbiatti, c’è veramente di tutto: smoothie, formaggi, croissant, pane ai cereali e succo di arancia.
Persino un calice da vino – che naturalmente non riempiamo. Ma qui il vero pezzo forte è il caffè che prepara personalmente Jelle. Persino io che – come è universalmente risaputo non lo bevo mai – mi sento quasi in dovere di chiedere un cappuccino – super, tra parentesi. Devo dire che, in giorni normali, questo tipo di mischioni che faccio a colazione potrebbero uccidermi. Ma quando sono alle corse, la prospettiva cambia completamente e di conseguenza forse anche il mio stesso corpo.
Jelle ci spiega che questa casa l’hanno ristrutturata insieme, Vé è una designer ed ha un gusto pazzesco, mi piace tutto quello che c’è qui dentro – e come è disposto – sembra una di quelle case che vedi nei reels di Instagram. Intanto Tony ci porta un bastoncino mezzo rosicchiato, giocherebbe fino allo sfinimento – semmai i cani possano sfinirsi – ma noi non possiamo restare per molto. Nei giorni di gara il tempo è tiranno mentre questo è un posto dove il tempo te lo devi proprio scordare.
Leuven
E’ strano non avere avuto nemmeno un attimo di tempo per vedere la città, se non proprio il giorno del Mondiale, tra un passaggio e l’altro. Non ho fatto colazione ed è quasi ora di pranzo. Non credo di aver fame ma so che non posso arrivare all’una e venti – ora in cui è previsto l’altro passaggio – senza mettere qualcosa nello stomaco. Allora lascio il caos delirante della curva e cerco il posto dove pare che tutti abbiano preso i rifornimenti per sopravvivere alla lunga giornata nella giungla.
In realtà, seguendo la strada per duecento metri, si arriva diritti in centro dove, per una di quelle strane coincidenze, mi ritrovo davanti ad un locale che avevo trovato su Google il giorno prima. Sono stata con la t-shirt in un cono d’ombra per un’ora e mezza e adesso mi sembra di congelare come dopo una giornata di ciclocross ma quando vedo che nel menu c’è il mio adorato muntthee, mi sembra di sentire il calore tornare di nuovo in tutto il corpo. Insieme ordino la sola cosa che voglio mangiare: pancake, una montagna di pancake. E sopra una salsa di fragole e speculos – very tipical.
Il locale è super higge e questo naturalmente mi fa impazzire, in più i bagni sono decisamente progettati per perderci cinque minuti buoni a farsi selfie allo specchio, data la bizzarra carta da parati con circensi impegnati ad esibirsi in strampalati show. D’altronde, anche noi oramai siamo circondati da una specie di circo ambulante, a volte non distinguiamo più neanche i pagliacci dai domatori di leoni.
Nosh
Naamsestraat 14
3000
Leuven
Esco e ritrovo la curva con il triplo di gente, in certi angoli non si può più neanche passare e la situazione peggiorerà sicuramente. Guardo due passaggi e poi prendo una stradina laterale, giro a sinistra, un’altra ancora. Qui la gente cammina come se il Mondiale non esistesse nemmeno e non credevo che davvero oggi potesse esserci un punto dove il ciclismo non fosse al primo posto. Mi incuriosisce un arco che sembra condurre ad un altro mondo. E’ un beghinaggio – non ho mai sentito prima d’ora questo termine – ovvero una specie di città nella città dove viveva una comunità di sole donne, dedite alla preghiera e alla carità verso i bisognosi.
Groot Begijnhof Leuven
Leopold Vanderkelenstraat 28
3000
Leuven





Resto letteralmente incantata dalle viuzze, dai canali, dagli alberi argentei che compongono questo villaggio di pan di zenzero. In un silenzio più profondo del silenzio stesso mi chiedo dove sarei ora se non avessi messo quello che amavo al primo posto – il ciclismo e il resto. Mi chiedo se mi sarebbe mai mancato qualcosa di quello che c’è là fuori, che continua a farmi stare con il fiato sospeso ad aspettare l’arrivo.
Chiedo scusa a Jack Kerouac, non riesco ad immaginare quello che avrebbero riservato per me le direzioni che non ho mai preso. Forse non mi interessano nemmeno. Solo riesco a domandarmi dove mi porterà ancora questa direzione e perché.

I mulini a vento
Campionati del Mondo su Strada U23

Il grande silenzio
Campionati del Mondo su Strada Men Elite