Noleggiare una Twingo e ritrovarsi al volante di un’Opel Astra station wagon, prenotare un hotel appena fuori città e capitare nel bel mezzo del nulla circondate da vigneti, cipressi e una falce di luna. In tre giorni attorno al circuito di Trento è successo tutto quello che non ti aspetti, sorprese sbocciate dagli imprevisti che ti fanno capire quanto il viaggio sia fatto della stessa sostanza dell’adattamento. Qui sotto  i soliti consigli per riconciliarsi con la tranquillità e staccare la spina da noi stessi senza andare poi troppo lontano. 

Venerdì

Arriviamo a Trento dopo una mattinata tutt’altro che semplice, a cominciare dalla mezz’ora durante la quale sono stata fuori dall’autonoleggio a bombardarmi le orecchie con la canzoncina di attesa della banca mentre tentavo di prendere la linea per capire quale problema avesse la mia carta di credito.
Per fortuna ho una buona dose di pazienza e discrete capacità di gestire le situazioni sotto stress. Quindi, dicevo, io e la mia amica Emanuela arriviamo a Trento intorno alle due e trenta, con le sole energie della colazione, mentre sta finendo la corsa delle ragazze Junior. Qui troviamo una Vale bollita dai quaranta gradi umidi che salgono dall’asfalto – udite, udite, anche al nord fa caldo – ed è matematico desiderare due palline di gelato su un cono il prima possibile per evitare il peggio. Così comincia il weekend che aspettavo da tre settimane, con il sapore della nocciola e della mandorla che si mischiano in bocca mentre camminiamo verso la salita per vedere il percorso, esattamente come dei turisti qualsiasi.

La Gelateria

via Rodolfo Belenzani, 50
38123
Trento (TN)

Il centro di Trento ha l’allure delle città del nord ma i palazzi che le fanno da corolla sono petali di cemento sbocciati dalla speculazione edilizia, ville bianche alte sulla roccia vegliano questo mix classico futurista, hanno le mura identiche alle case di villeggiatura al mare, la stessa pavimentazione in beola per la quale ho un certo feticismo e le piante di aloe che crescono agli angoli di una parete. Insomma, tutto quello che non ti aspetteresti di trovare in un posto circondato da montagne. Ma in fondo, gli oceani erano ovunque, hanno lasciato qui le loro conchiglie come noi abbiamo lasciato pezzi di noi altrove. 

Per andare in hotel – che poi è un agriturismo – ci arrampichiamo su una percorso semi sterrato senza uscita che si affaccia sulla valle. La strada finisce esattamente dove noi rimaniamo incantate a guardare la distesa di vigneti che circonda una sognante struttura gialla con il tetto di legno. Il nulla a pochi minuti dal tutto, questa è una cosa che mi ha sempre fatto impazzire. 

Agritur Casteller

via Casteller, 20
38123
Trento (TN)

Stasera serve assolutamente del vino. Qui puoi prenotare anche una degustazione extra e la signora ci porta un Traminer aromatico dal colore dorato, un tagliere di cosucce tipiche e deliziose, compreso il miele più buono che abbia mai assaggiato. Se chiudo gli occhi posso sentire il dlen dlen dei campanacci appesi al collo delle mucche e l’odore delle erbe di montagna e fiori imbevuti del sole dell’altitudine. Cazzate a parte, restiamo a parlare nella veranda fino a che la luna diventa una sottile falce bianca sopra i cipressi scuri sul dorso della collina. Non fa freddo, non c’è un rumore, non c’è niente. Il vino mi coccola come una tisana della buonanotte e quando tocco il materasso mi addormento all’istante, pensando che in nessun posto dove ho dormito in tutti questi anni ho mai trovato delle lenzuola profumate così. 

Sabato

Sono le dodici e trenta quando mi accorgo che ho lasciato i documenti in camera. Dovrei tornare a prenderli ma è appena finita la gara degli Under, ci sono i soliti quaranta gradi e ho una fame feroce. Andiamo a prendere qualcosa da uno dei panifici più buoni di Trento e questo posso confermarlo perché già lo scorso agosto avevo preso al volo una pregevole focaccia al taleggio e radicchio.

Sosi Trento

Galleria Tirrena, 1
38123
Trento (TN)

D’altronde è più facile spezzare un atomo che resistere alla focaccia. O al cioccolato. Infatti dopo la partenza della gara donne trovo quella che sembra una cioccolateria e mi siedo ad uno dei tavolini nel vicolo a fianco dopo aver ordinato dei macarons. Scrivo il pezzo di oggi sbocconcellando i dolci e tenendo per ultimo il mio preferito, quello al caramello salato.

Casa del Cioccolato

via Rodolfo Belenzani, 21
38123
Trento (TN)

Due cameriere si complimentano con Arenbeeerg che è rimasta accidentalmente sul tavolino dopo aver cercato cose nello zaino. Non capisco mai se dicono sul serio o pensano che sia una svitata. Volano i minuti, chiudo il computer e passeggio tra i vicoli. C’è un negozio all’angolo su cinque piani in un edificio storico. “Cinque piani, cinque colori” dice il cartello. Non resisto, devo entrarci. Con l’ascensore si sale fino al quinto piano e poi si scende attraverso un’antica scala a chioccola in legno. Tra i colori pastello, il verde salvia, il terra di Siena si vede il circuito della corsa che taglia in due il centro, le sirene delle macchine e tutto il caos che fa il ciclismo là fuori. Sono gli ultimi giri. Alla fine compro un vestito. 

Senza Fine

via Giannantonio Manci, 93
38123
Trento (TN)

A cena seguiamo il consiglio della Vale che come advisor di Trento è particolarmente quotata – sua sorella è studentessa fuorisede qui – e scegliamo la cucina tipica trentina. Arrivano i bretzel caldi con una piccola birra di benvenuto – che fai non la bevi? – e poi ci smarriamo letteralmente nei piatti che sembrano fatti apposta per recuperare energie dopo una scalata di otto ore a dicembre. Alla fine, opto per la cosa che sembra più leggera ed è composta da un tortél di patate fritto in dieci chili di olio e due canederli al formaggio. Amico, io devo tenere posto per il dolce. Cioè una mini sacher che – come direbbe Katia Follesa se fossimo in una puntata di Cake star – soddisfa tutta ma proprio tutta la classica voglia di cioccolato.

Forsterbräu

via Paolo-Oss Mazzurana, 38
38123
Trento (TN)

Fuori il campanile è illuminato con il logo degli Europei 2021, è una notte limpida e dei tipi suonano il jazz mentre noi saliamo a Povo in macchina per una specie di ricognizione. Ci sono alcuni camper illuminati, è facile immaginare di cosa parlino – ciclismo – e che cosa stiano bevendo – birra. Mi viene da pensare che questo che facciamo ogni volta, andare sulla salita alla vigilia della corsa intendo, sia come una specie di rito inconsapevole. 

Domenica.

Prendersela con calma il giorno della corsa è un fatto più unico che raro. Eppure stavolta riusciamo anche a trovare il tempo di salire alla piccola costruzione esagonale sopra l’agriturismo dalla quale si apre la visione chiara e mattutina delle vigne che ricoprono i versanti della valle. Facciamo colazione con mini pancake allo sciroppo d’acero e poi via in città. Qui incontriamo Silvia con la sua mamma, era dal 2019 che non ci vedevamo e ancora ritorna questo anno cristallino, intoccabile nella sfera degli episodi unici, come quando passa una cometa.

Forse qualcuno vorrebbe una macchina del tempo ma – come ci insegna il buon vecchio Marty McFly – non è sempre un bene modificare gli eventi passati, tutto quello che possiamo fare è capire perché sono successi e cosa dobbiamo fare adesso per riavere la nostra serenità.

Il talismano

Campionati Europei di Ciclismo Men U23

L’Isola del Principe Edoardo

Campionati Europei di Ciclismo Men Elite

Posted by:Miriam

Nata in Brianza, nella calda notte del 30 luglio 1991. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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