Un tipo coi rollers sfreccia sul lungomare sempre più bianco, ancora più bianco fuori stagione, quando la sabbia ha il tempo di depositarsi sulle cose come in quelle grandi ville chiuse d’inverno, con il sole  che entra ad illuminare i grandi teli bianchi sopra i divani e gli specchi. La luce della Versilia è identica all’ultima volta anche se niente è più come prima. Sul pontile stanno lavorando a chissà cosa, c’è una striscia bianca e rossa che vieta l’accesso, una nuvola di polvere del martello pneumatico si mescola con i luccichii del mare che prende la spiaggia a grandi morsi, restituisce tronchi che nessuno raccoglie. Una volta qui avevo trovato un pezzo di sughero, ce l’ho ancora a casa e, ogni volta che lo guardo penso sempre a quale disarmante viaggio abbia potuto fare, probabilmente dalla Sardegna fino a qui, galleggiando tra le onde, sopravvivendo alle onde.

Il ciclismo non mi parla e probabilmente io non parlo a lui, come se ci fosse uno di quei vetri che ora separano tutti, nemmeno la pandemia ci ha riuniti, niente ha saputo riunirci dopo il naufragio ma questa non è più una cosa alla quale ho il diritto di pensare. Il rettilineo transennato sembra infinito, una fila di palme da una parte e una dall’altra, penso che questa è una posizione perfetta per la foto, le volate sono lunghe come le onde di qui, sciamano ovunque, ma come al solito non ho capito un cazzo. Wout devia verso il defaticamento e io ci metto un quarto d’ora per capire chi ha vinto. Lo speaker è troppo lontano, come tutto il resto. Qui restano solo quelli che discutono ancora sulla volata, dicono che gli dispiace, sarà per la prossima volta. Forse la prossima o forse mai.

Ho promesso a una mia amica di mandarle una cartolina ma molto probabilmente neanche i turisti fanno più queste cose e quindi guido fino a Viareggio per trovarne una, con il tipo che mi dice di non avere neanche i francobolli. Forse in posta. Sì, infatti – vorrei rispondergli – in quale posta italiana lavorano alle sei di sera? Ma c’è un disco rosso sopra il mare e due cavalli bianchi passeggiano nel tramonto come in uno strano sogno. Resto per cinque infiniti minuti a guardare l’orizzonte dove sta passando una nave. E’ solo un tramonto non c’è nessuno strano fenomeno di luce spettrale ma, quando vedo quella benedetta nave in perpendicolare nel cerchio del sole, ho come la sensazione che debba succedere qualcosa, un ribaltamento tra mondo di sopra e mondo di sotto invece la nave continua il suo cammino e tutto prosegue per il proprio insensato corso.
Risalgo in macchina. Il tramonto è una ferita aperta dalla quale sgorga la luce.

Il raggio verde è un fenomeno ottico visibile all'alba o al tramonto, quando il sole crea un sottile bagliore luminoso dal colore verde che dura pochissimi istanti. Secondo il folklore scozzese chi riesce a catturare con lo sguardo quest'effimero «raggio dell'anima» sarebbe in grado di riconoscere con chiarezza i sentimenti propri e altrui. 
Posted by:Miriam

Nata in Brianza, nella calda notte del 30 luglio 1991. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.