I milanesi lo sanno che il peggior incubo della mattina è la tangenziale ovest dalle sette alle nove della mattina. I camion, gli svincoli, il caldo, le radio a tutto volume per stare svegli. Ma poi basta un attimo per trovarsi in mezzo al nulla, di là l’odore dei tubi di scarico, le macchine e i clacson, di qua la campagna con l’aria quasi di giugno che entra dal finestrino, l’erba alta verde e gialla, la pianura con l’orizzonte piatto a perdita d’occhio, i pioppi diritti, le cascine immerse nella loro solitudine sotto il cielo grigio azzurro senza neanche una nuvola. Il miracolo della pianura padana.

A volte non capisci cosa vale la pena, forse certe mattine pensi che sia stupido alzarsi alle sei per fare quaranta chilometri e vedere soltanto una partenza. Che alla fine, detto tra noi, bellissimo per carità, ma si assomigliano un po’ tutte. Eppure certe mattine ti serve soltanto incontrare un sacco di amici in un bar all’angolo mentre addenti una brioches come se fosse un meeting point di una gita o chissà quale viaggio. Forse è soltanto l’effetto di tornare a casa, quelli che ti sorridono e ti abbracciano, qualcuno che ti dice non ti preoccupare.  Forse è solo un regalo di bentornato assieme al sole da insolazione come piace a me, quello che proprio ti potresti cuocere un uovo in testa.

Magari non è una partenza come le altre, è una specie di raduno, una massa di gente tipo quella che si accalca ai concerti cinque ore prima che aprano le porte e noi infatti ci orientiamo con una di quelle maglie rosa cartonate che sono più utili di quanto si creda. Maglia rosa, appunto. Che non importa come ti chiami o da dove vieni, se ce l’hai addosso sei l’idolo e tutti ti vogliono toccare come un santo in processione.

I settantenni della periferia fumano sigarette con le camicie a quadretti a maniche corte e gli occhiali scuri sulla faccia abbronzata.
No, gioia…guarda che son qua alla partenza eh…Non posso venire ad Albairate, non posso
Non posso.
C’è questo fiume di gente sotto il sole di mezzogiorno, all’ora in cui forse mio nonno mi avrebbe offerto il crodino al bar all’angolo. Vorrei dirgli che adesso sono grande e posso bere gli alcolici e un po’ di altre cose che forse sa già ma vorrei proprio dirgliele guardandolo nei suoi occhi azzurri, di questo azzurro del cielo sopra la pianura, sopra Milano cotta dal primo pomeriggio.
C’è questo fiume di macchine per tornare a casa e poi gridare davanti alla tv come non facevo da tanto tempo, a sentire quella eterna sfida tra quelli che hanno tutto e quelli che non hanno niente. Tra quelli che si tirano fuori l’anima inutilmente e quelli che vincono per lucidità. Chissà se poi nella vita la lucidità serve. Chissà se poi non sia meglio essere dei perdenti, in fondo.

 

Posted by:Miriam

Nata in Brianza, nella calda notte del 30 luglio 1991. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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