I campi ingialliti dalla mietitura sembrano una specie di sfondo teatrale in questo sole pallido di quasi autunno con il cielo grigio azzurro di fine stagione. L’autunno sta macchiando a poco a poco le colline imbevute di foschia, l’odore di settembre morente si mischia con quello delle rose che vengono dai giardini. Superga è lì sul colle, imponente e mistica, con il suo silenzio e con la sua ferita nel fianco, la cicatrice di chi sa cos’è il dolore improvviso, la vita e la morte che si mischiano assieme, l’odore delle rose sopra l’estate che se ne va.
E’ piccola l’osteria dove si sono riuniti i tifosi di Edoardo Zardini, hanno le bandiere, ce ne sono di ore di macchina per arrivare qui. Suo padre si scusa per il caos che fanno, brindano a Edo. Dice che non è stato facile per lui riprendersi dall’infortunio, che forse adesso sta migliorando. Forse, sì. “Ma noi ci siamo sempre” aggiunge. “Nel bene e nel male, ma soprattutto nel male, è così che funziona no?”
Amen.
“Nel male e nel male, che nel ciclismo conti solo se arrivi primo.”
Sorrido ma so che non è vero.
Il ciclismo non vive dei vincitori, il ciclismo respira grazie a questo amore qui, indistinto, tenero, irruento, da anni come le prime volte. E’ questa la vena che porta sangue al cuore, cercare nel gruppo che sia in strada, in tv o in uno streaming con venti pubblicità. Guardare il passaggio niente di più, aspettare fino alla fine.
Alla gente innamorata non importa niente degli ordini d’arrivo.
“Gli ho detto di volare, sai cosa gli ho detto? Di volare!” grida un bambino nella confusione. Alaphilippe è in fuga, si volta e li vede lì dietro, disperata e senza speranza come le azioni migliori, forse come Superga vorrebbe. Te lo dice anche la testa di volare, specialmente quando la salita è così, frustate che ti fanno alzare sui pedali, tu contro il mondo e il mondo che ti guarda, ti dice cose sconnesse per incoraggiarti perché in fondo è tutto lì: nel bene e nel male, gridandolo o stando in silenzio, sei sempre dalla parte di chi ha il tuo cuore in mano.
Superga è il dolore e la bellezza, una curva senza respiro e la Basilica quieta nella pace del pomeriggio. Una cosa che ti fa venire voglia di chiudere gli occhi, di far scorrere tutto, di lasciare che la fatica porti via ogni cosa come un colpo di spugna, che la lavi via con il sudore. Perchè il male alle gambe è come la musica ad alto volume quando stai male.
Dio benedica la salita che ti resetta la testa, ti fa sentire il limite e allo stesso tempo ti dice che non puoi smettere di provare a superarlo ancora e ancora e ancora.
Superga è una sagoma sulla collina, un disegno scomposto contro il sole che tramonta piano. Migrano gli uccelli in stormi regolari come una freccia nel cielo striato di nuvole rosse, volano verso sud, cominciano il viaggio mentre io sto per finire il mio. La mia bussola è rimasta rotta, tutto il resto ci è girato intorno senza direzione, senza nessun ordine come le foglie nel vento che cambia la stagione.
Resta con me e la tempesta cesserà.