“La verità è trenta metri dopo la linea bianca”
(Giuseppe Figini)


Sembrano piccoli girasoli in quello strano sole delle mattine di inizio autunno. Così gialli contro il cielo colore carta da zucchero, tra l’azzurro e il grigio. Quel colore che mi ingigantisce tutto, specialmente le malinconie. Giallo e azzurro, come quelli che usava Van Gogh nei quadri dei campi.
Sembrano mucchi di piccoli girasoli. Ma sono Topinambur: fioriscono in questo periodo. Io fino a qualche mese fa manco sapevo cosa fossero. La radice assomiglia allo zenzero ma hanno il sapore delle patate. Fino a stamattina non sapevo neanche che avesse fiori così.
Mille facce tutte diverse. Come il ciclismo. Che alla fine, da qualunque angolo lo vedi, sai che è lui. Lo riconosci. Come quando ascolti dei suoni che fanno parte della tua vita, che fanno parte di te.
Lo sciame di bambini alla partenza, i curiosi, gli sfegatati, i disinteressati, gli inconsapevoli, il profumo delle divise pulite, la scia suadente che lasciano le ruote che passano. Ci sono cose che continui ad amare nel tempo, piccoli fuochi fatui nelle notti dei nostri peggiori uragani. Cose che a volte tentano di rassicurarci, anche quando non si può. Cose che sembrano dire che tutto andrà bene anche se tu credi di no.
Tre Valli Varesine 2016 C’è odore di caffè che esce dai bar, che viene dai tavolini dove la gente sbriciola la brioche sopra la Gazzetta aperta per metà. C’è profumo di sugo che esce da qualche finestra, si mischia a quello delle foglie già agli angoli dei marciapiedi, seccate dal sole.
Oggi il ciclismo tenta di placarmi il cuore, io conosco lui e lui conosce me. A volte capisce che ho solo bisogno di un fruscio di ruote per stare bene. A volte sa che non bastano nove passaggi, cento sorrisi, mille strette di mano, diecimila come stai, tutto bene grazie. Ma non importa. So che in un certo senso il bene torna sempre indietro, anche in modi semplici come salutare i ragazzi che corrono, amici che si ritrovano dopo giri attorno al mondo.
Tre Valli Varesine 2016 C’è il sole di metà pomeriggio che illumina Varese. Mi sembra più bella del solito. I suoi portici più mistici, i suoi giardini più silenziosi, con il cricchiare lieve della ghiaia, con il profumo di bosso che circonda tutte le ville antiche, che racconta le sue storie in un battito di vento improvviso. Come un passaggio, come un arrivo. Ma giusto quei due istanti dopo, una manciata di tempo che se riesci ad afferrare bene, altrimenti niente. Arrivederci, te li sei persi, ritenta la prossima volta, forse sarai più fortunata.
Ed è la solita sfida. Afferrare quello che conta, afferrarlo per davvero. Che forse non è neanche questo il punto. Il punto è capire davvero che cosa conta. E se fosse che la nostra scaletta di priorità fosse tutta sbagliata?
Trenta metri. E’ vero. Tutta lì sta la verità, in quei trenta metri che nessuno riesce poi ad indagare davvero. Perché sfuggono via. E noi non siamo abituati a fermare gli istanti. Ci passa tutto come in un film, ci passa veloce, senza poter avere il tasto rewind. Siamo abituati a calcolare, a ragionare, a pianificare, questo sì. Invidio quei trenta metri, zona selvaggia dove non esiste più niente se non la vita che torna a scorrere in modo scombinato e autentico. Dopo la fatica, il dolore, il fiato volato via per il ritmo imposto dal gruppo.
Lì siamo veri.
Tre Valli Varesine 2016 Ancora i Topinambur mi sembrano piccoli girasoli al tramonto che però non cambiano la direzione delle loro corolle. Macchie gialle sui campi che si preparano alla sera. Belli fuori e anche in profondità, sotto terra, dove nessuno scaverebbe mai. Due facce buone della stessa medaglia. Il buio e la luce nella stessa anima. Un po’ come il ciclismo, un po’ come noi. Abbiamo radici buone che alla gente non interessano. Tutti troppo occupati con questa maledetta superficie. Ma di questo, alla fine, non rimarrà niente. Si sarà buttato tempo e felicità per cose per le quali non valeva la pena. Il giallo, i fiori, sono cose che svaniscono.
Le radici invece, resistono. Anche al più gelido degli inverni.

 

Posted by:Miriam

Sono nata in Brianza in una calda notte di luglio. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

2 risposte a "Topinambur"

    1. Grazie Lino…E’ sempre bello leggere i tuoi commenti. Per il resto, lo sai…Scrivo sempre a cuore aperto. Non è molto salutare ma almeno è un po’ efficace.

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