Nato in un giorno di marzo di ventisette anni fa tra la magia delle Langhe, piemontese orgoglioso e ciclista professionista dal 2013. Una Pantera Rosa l’ha messo sulla bicicletta a tredici anni, da piccolo adorava giocare nel cortile di casa e i suoi eroi sono mamma e papà che hanno cresciuto quattro figli maschi lavorando. Adesso che correrà il suo primo Tour de France, non ha certo perso la sua semplicità e il posto migliore per un caffè resta sempre il bar in centro della sua Corneliano.
Questo è Diego Rosa in cinquanta domande.
1) Se dico “Tour de France” qual è la prima cosa che ti viene in mente?
Parigi! La passerella sugli Champs Elysées sarebbe un sogno che si realizza!
2) Quest’anno parteciperai per la prima volta alla Grand Boucle, cosa hai pensato quando ti hanno detto che sarebbe stato nei programmi della tua stagione?
“Oh mio dio! Davvero?” Non hai idea del mix di sensazioni quando ti dicono che farai il Tour. Ero entusiasta e spaventato allo stesso tempo. E’ una corsa importante e poter partecipare è l’obiettivo di tanti ciclisti. Ma la stessa cosa succede quando ti dicono che per la prima volta farai il Giro d’Italia!
3) Come ti sei preparato fin qui?
La mia preparazione è stata diversa rispetto agli scorsi anni perché ho fatto tante gare nuove (Algarve, Liegi, Delfinato…) ma l’impegno non è variato. Ho fatto, sto facendo e farò tutto il possibile per arrivare prontissimo all’inizio del Tour.
4) Correrai in una squadra con due leader importanti. Che effetto fa?
Son contento, posso solo imparare.
5) Qual è la tappa di questo Tour che ti affascina di più?
L’ultima… vorrebbe dire che l’ho finito!! Scherzi a parte, la cronoscalata mi sembra davvero interessante ma non vedo l’ora di fare il Mont Ventoux.
6) L’avversario più pericoloso per l’Astana?
Direi Froome.
7) Come spiegheresti il tuo rapporto con la bicicletta?
Dico la verità: amore e odio. Amore perché è una passione e le ore in bicicletta sono stupende. Odio perché fai tanti sacrifici ma non sempre sei ripagato dai risultati.
8) Quanti chilometri hai percorso dall’inizio dell’anno?
15.362 km dal 1 gennaio al 30 maggio.
9) Il tuo fan club è una vera forza della natura: ti seguono ovunque e quando corri sulle strade di casa, organizzano dei veri e propri posti di blocco per festeggiarti e tifarti. Com’è cominciato tutto? E chi e perché ha iniziato a travestirsi da pantera rosa?
E’ iniziato tutto il primo anno da prof: dopo il Giro d’Italia alcuni amici, con i miei genitori, hanno deciso di creare il fans club; così abbiamo organizzato una cena e deciso i dettagli. Hanno studiato tutto nei minimi particolari.
La pantera rosa è un amico. Un amico un po’ matto… così matto da mettermi in bicicletta quando avevo tredici anni.
10) Probabilmente grazie anche a loro, la gente del ciclismo ti vuole un bene immenso e ha, verso di te, un attaccamento davvero incredibile. Qual è il tuo segreto?
A casa nostra si dice: “Sii gentile con le persone che incontri salendo, perché sono le stesse che incontrerai scendendo” (è di Jimmy Durante). Sono anche io un essere umano e ogni tanto perdo le staffe ma cerco di essere gentile e disponibile con tutti.
E poi sono anche piuttosto fortunato: pensa solamente al Giro 2014! Son caduto e ovviamente andavo pianissimo, perciò non stavo facendo grandi risultati…anzi! E’ arrivata una tizia (!!!!) e ha scritto la “Storia silenziosa di un ragazzo coraggioso”: BAM!! Chi l’ha letta ha visto il lato umano del professionista…e le persone diventano empatiche. E ti vogliono bene!
11) Qual è stata l’emozione più grande vissuta assieme ai tuoi tifosi?
Questa è difficile. Forse la prima convocazione al Giro: “tifosi” ne avevo pochi ma erano tutti amici!
12) Quale credi sia stata la tua vittoria più bella? Perché?
Ne ho vinte solo 2 perciò ci metto molto a scegliere! Ma direi la mia prima vittoria, tanto cercata e tanto sofferta, nel mio Piemonte, a Superga.
13) E la sconfitta dalla quale hai imparato di più? Perché?
Giro 2014. Preparati quanto vuoi, ma la fortuna è fondamentale. Non bastano gli allenamenti, l’altura, l’andare a provare le tappe… Ci vuole quel qualcosa in più che non si può imparare né guadagnare.
14) La salita è sofferenza o gloria?
La salita è sofferenza e arrivare in vetta è la gloria.
15) Di quel trionfo alla tappa della Vuelta al Pais Vasco ricorderemo per sempre il tuo gesto di alzare la bici sulla linea bianca e la tua infinita fuga verso il traguardo. Cosa ti ricordi di quei chilometri in solitaria?
Ero sereno perché sentivo delle gambe buone ed ero anche un po’ esaltato perché c’erano parecchi minuti tra me e il gruppo. Ricordo di aver pensato: “se arrivo con un paio di minuti prima degli altri, voglio far qualcosa che tutti ricorderanno”.
16) Superga 2015. Milano Torino. La tua prima vittoria da pro ha i contorni di un sogno proprio perché conquistata nel tuo Piemonte. Qual è la prima cosa che ti viene in mente pensando a quel giorno?
La felicità di vedere gli amici sul percorso e la sensazione di liberazione quando ho alzato le braccia sotto Superga.
17) Tre parole per spiegare il luogo dove sei nato a chi non lo conosce?
Semplice, verde e felice.
18) A chi chiedi consigli in squadra?
Un po’ a tutti quelli più vecchi di me, che siano DS o compagni. L’esperienza insegna.
19) Con chi riesci a confidarti di più?
I miei amici Andrea e Marco.
20) Qual è la decisione più coraggiosa che hai preso?
Ad ottobre mi sposo! (sorride)
21) Con cosa giocavi da piccolo?
Fuori all’aria aperta. Con cosa non importava, bastava essere in cortile.
22) Il tuo eroe?
E’ scontato se dico i miei genitori? E’ una litigata continua ma se sono qui è grazie a loro. Hanno cresciuto quattro figli (maschi!) lavorando. Trovo inutile sparare nomi di persone che non ho mai conosciuto ma che son famose.
23) Ti ricordi la tua prima bicicletta?
Una Turro argento
24) Come ti sei avvicinato al ciclismo?
Grazie al mio amico “Pantera Rosa”: il calcio mi piaceva, ma non ne ero innamorato. Con la bici è stato subito amore perché ho vinto la prima garetta a cui mi sono iscritto. Quando sei bambino, vincere è l’unica cosa che conta e ti gasa un casino!
25) Che cosa ti ha affascinato della Mountain Bike?
I boschi, i salti, lo stare all’aria aperta.
26) Perché sei passato alla strada?
Mi son rotto un dito e la MTB era troppo rischiosa, così per tenermi in allenamento ho usato una bici da strada e mi è subito piaciuta.
27) C’è un momento particolare che ha segnato la tua vita ciclistica e magari ti ha fatto prendere delle decisioni importanti?
Un momento particolare no, direi più un insieme di decisioni: andare via di casa presto, ad esempio.
28) Di che cosa un ciclista non potrebbe mai fare a meno?
L’allenamento. Io quando non mi alleno, anche solo nei giorni di riposo, divento matto: devo fare altre cento cose per tenermi impegnato, perché non sono capace di stare fermo sul divano.
29) Cosa fai per rilassarti quando torni dalle corse?
Niente di particolare: ho un nuovo sito internet che devo aggiornare, guardo un film o vedo gli amici.
30) Stare a casa, per un ciclista che passa tre quarti dell’anno in giro per il mondo, ha un significato molto particolare. Che cosa ti fa sentire davvero a casa?
La mia fidanzata Alessandra e il nostro tremendo cane Lebowski. Se ho loro intorno, allora sono a casa.
31) Qual è per te l’idea perfetta di serenità?
La serenità è stare bene, indipendentemente da cosa stai facendo. Puoi essere sereno durante un allenamento o guardando un film sul divano. E’ una cosa soggettiva.
32) “Un giorno senza sorriso è un giorno perso” diceva Chaplin. Ti ci ritrovi?
Certo. Io ho un sorrisone e lo sfodero sempre! La cosa importante è essere sempre positivi e allegri: quando le cose vanno male devi pensare “non gira, ma girerà”.
33) Il tuo peggior difetto?
Alessandra ha una lista bella lunga! La cosa che mi dice più spesso è che sono un testone: se mi metto una cosa in testa, la devo fare. Non importa il resto.
34) E il pregio che gli altri apprezzano di più?
Direi che non sono uno che se la tira. Son abbastanza disponibile.
35) Hai un portafortuna?
Ale mi ha regalato da poco un “santino” della Madonna del Ghisallo, protettrice dei ciclisti. Potrebbe diventarlo.
36) La tua colazione del mattino?
E’ il pasto più importante perciò chi più ne ha più ne metta: latte, cereali, fette biscottate, marmellata, uova, caffè e magari anche un toast.
37) La tua ultima vacanza?
Una settimana a Berlino ad Ottobre 2015.
38) Meglio un giro in città o una passeggiata per le colline?
Ma che domande! Sono originario delle Langhe: colline tutta la vita!
39) Meglio un buon libro o un buon film?
Film.
40) Qual è la tua pizza preferita?
Quattro formaggi bianca.
41) Il miglior posto per fermarsi a bere il tradizionale caffè durante l’allenamento?
Il bar pasticceria “La torre” di Cristiano e Ilaria, in piazza a Corneliano d’Alba.
42) Un luogo per fare un viaggio speciale?
Mare, spiaggia, sole ed ogni luogo può diventare speciale.
43) Se per un giorno magicamente potessi fare cambio di gambe con un altro ciclista, chi sceglieresti?
Non so dirti un nome preciso ma sceglierei un velocista. Vorrei capire cosa cambia.
44) Se non fossi stato un ciclista, adesso saresti…?
Un idraulico come mio papà.
45) Che cosa potrebbe fare il ciclismo per aiutare il lancio dei giovani di talento?
Il discorso delle Continental è ottimo, se fatto nel modo giusto: dare la possibilità ai giovani di fare qualche gara con i prof per testarsi. Il passaggio è sempre difficile, bisogna aiutarli in quel senso.
46) Chi ha lanciato te?
In tanti hanno contribuito, credendo in me.
47) Il sacrificio più grande che hai fatto?
Son sempre via di casa, anche quando ci sono problemi, io non posso essere presente per aiutare. Questa è la cosa che mi pesa di più.
48) Sei stato estremamente felice? Per cosa?
Quando a Natale ho chiesto ad Ale di sposarmi. E lei ha detto si!
49) Il primo sogno che vorresti realizzare?
Il mio sogno è avere una famiglia. È la cosa più importante per noi. Ma adesso non è ancora il momento.
50) La prima cosa che metterai in valigia per il Tour?
La mia agenda, con tutti i miei appunti e le foto delle mie persone speciali.
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questa idea delle 50 domande è proprio bella…
e sono belle domande e risposte…bravissima..aspettiamo il prossimo