Sorrisi, batticuori, paure. Il Giro delle Fiandre di quest’anno, orfano del leggendario Grammont, ha riservato una sorpresa dopo l’altra. Il favorito numero uno, Fabian Cancellara, ha, sfortunatamente, dovuto dire addio alle sue ambizioni persino per la Parigi – Roubaix, abbandonando la corsa con una clavicola fratturata. Stessa sorte è toccata a Sebastian Langeveld (GreenEdge) che si è scontrato con uno spettatore, mentre tentava di risalire il gruppo. Luca Paolini ha brillato con il suo scatto in cima all’Oude Kwaremont e Peter Sagan, altro prediletto di giornata, non è riuscito, nonostante la grinta e la testa dura a rientrare sui tre fuggitivi degli ultimi chilometri. Le carte sono cambiate, si sono rimescolate, come in un caleidoscopio ma il risultato non è cambiato: i belgi aspettavano Boonen e Boonen è stato.
Ma la linea del traguardo è una cosa, la corsa è un’altra.
Quando Alessandro Ballan, sul Kwaremont, scatta, c’è, nell’aria lo stesso clima di quando un italiano segna un goal alla finale dei mondiali. Vedere Ballan in testa, sul tappeto incerto del pavè, con le braccia e le gambe tremanti per la sollecitazione, fa alzare dalla sedia, dal divano, fa incollare alla televisione. Alessandro continua da solo, tra le ali di folla che si ammassa lungo il percorso, e dietro di lui parte un meraviglioso Filippo Pozzato. Tra le bandiere gialle con il leone nero delle Fiandre si fanno largo due italiani e, a ruota, c’è Tom Boonen. Sull’ultimissimo strappo di pavè, Pozzato sembra pedalare sulle nuvole: la caduta è lontana, la grinta gli si legge in faccia. E Boonen sembra stanco, fa fatica e c’è una smorfia di sollievo, sul suo volto, quando la strada spiana. E’ quel tratto finale che frega Alessandro e Filippo: non riescono a sfiancare il belga della Omega – Quick-Step e il risultato è tremendo da mandare giù. Sul podio sì, ma né giallo fluo, né rosso fuoco sul primo gradino.
Come sempre, le lodi sono per i vincenti e le critiche per i perdenti. Ma, oggi, nonostante tutto, nonostante quello che, secondo i pulpiti, si poteva o doveva fare, l’Italia è stata, comunque, protagonista. Alessandro Ballan e Filippo Pozzato hanno sorpreso ed emozionato. “Chapeau” lo dico a loro perché il cuore non mi è balzato in gola quando ho visto la linea del traguardo ma quando Ballan ha attaccato sull’ultimo muro, quando Filippo ha “menato” le gambe sul pavè polveroso e spigoloso. Quando questi ragazzi veneti che sanno rialzarsi dopo le cadute, che sanno di poter dare tanto al ciclismo, di poterlo dare con il coraggio e con le gambe, hanno brillato sotto l’insolito sole belga.
Splendido commento! Anch’io, dopo la pedalata mattutrina di 100km, mi “riprendevo”
sul divano e, guardando la TV, provavo le stesse emozioni . Ballan e Pozzato sono stati grandi ma, forse, si poteva crederci di più e Filippo doveva, a mio avviso, non accettare uno sprint quasi da fermo.
Grande prestazione, comunque, considerando il suo sfortunatissimo inizio di stagione.
Una menzione è dovuta, anche, a Fabian Cancellara e alla sua ancor più sfortunata stagione….