Ci sono le chiazze di papaveri rossi in mezzo ai campi di grano ancora verdi. Sangue intenso di maggio sotto le nuvole bianche a grumi nel cielo. Scorrono dal finestrino di un treno insolitamente silenzioso. La gente ha deciso una buona volta che val la pena mettersi le cuffie e stare un po’ in pace, per quello che si può.
Nervesa della Battaglia è stata rasa al suolo dopo la disfatta di Caporetto ma niente qui parla di quello che è stato, almeno all’apparenza, almeno non oggi che i fiocchi rosa sventolano sulle ringhiere sopra i canali tranquilli e azzurri. Azzurri come il Piave in un giorno di sole come questo che minaccia tempesta, le sue rive larghe e bianche che hanno visto tutto, che si ricordano tutto e stanno in silenzio, a piangere ogni tanto quando si fa sera, quando viene la notte. Sulle colline coi filari di viti ordinati, i casolari e l’odore dell’estate che arriva piano, dell’erba alta, riposano novemila soldati. Ascoltano adesso il canto breve dei primi grilli come se fossimo a giugno, adesso che il cambio della stagione si può sentire fuori dalle trincee.
Qualcuno canta i Pink Floyd.
So, so you think you can tell
Heaven from hell
Blue skyes from pain
Non la vedi la linea di confine, il paradiso dall’inferno, questo e quello che è stato. La mancanza atroce, di quelli che se ne sono andati, di quelli che sono rimasti. La mancanza. Che cazzo, a volte è troppo tardi persino per dirlo.
How I wish, I wish you were here
we’re just two lost souls
Era un riff di David Gilmour, è nata per caso, la più dolce in un album che parlava di Syd Barrett, di quanto gli mancava. Mentre incidevano il disco, lui entrò per caso in sala di registrazione dopo anni, quasi irriconoscibile, e come se niente fosse chiese quando sarebbe arrivato il suo turno di cantare. Come se nessun tempo fosse passato veramente.
Mi dispiace, oramai abbiamo finito qui, gli rispose Waters.
Paradossale. Come un sacco di cose nella vita.
Il Giro è ancora la stessa piccola confusione mischiata al silenzio. Inferno nel paradiso, così insegna la bicicletta, o viceversa, forse non lo scopriremo mai davvero. La volata è un istante visto tra i gomiti dei massaggiatori, su un arrivo stretto dove i quaranta chilometri di media si abbandonano contro le transenne sfiniti.
La bandiera italiana sventola a tratti.
C’è l’odore dell’acqua sull’asfalto. Le nuvole sono gonfie di pioggia, il Piave è ancora azzurro, come tutte le acque ribelli che non riflettono il colore del cielo. Quando viene la sera si ricorda ancora di quanto può spezzare un confine, di quei giorni in cui era rosso come i papaveri che chiazzano i campi nei primi giorni d’estate.