Nato ventinove anni fa in un piccolo paese nella provincia milanese, ciclista professionista dal 2009. Innamorato della maglia azzurra e della Parigi-Roubaix che è il suo più bel sogno, crede fortemente nell’attitudine punk che per lui significa essere determinato e con i piedi per terra. Diviso tra il silenzio del prato di una chiesetta dietro casa e l’adrenalina di una volata, si definisce schietto e testardo. E se dovesse formare una rock band tra colleghi sceglierebbe…scopritelo da voi!
Questo è Jacopo Guarnieri in cinquanta domande.


50 domande_jacopo guarnieri1) Hai pubblicato una playlist su Spotify con le canzoni islandesi che hai scoperto in questi giorni di vacanza. Che canzone sceglieresti per parlare di questa tua stagione?
Per questa stagione scelgo “Calci in faccia” dei Fast Animals and Slow Kids, un gruppo italiano. Parla di quando, in un momento duro, dove tutti sembrano girarti le spalle, tu resisti e rimani lì, con orgoglio, a “prendere calci in faccia”. La estendo anche allo scorso anno. Diciamo che qualche sassolino dalla scarpa me lo sono tolto!

2) Il tuo undicesimo posto al Mondiale di Doha è stato il frutto di una gara sofferta e in cui hai dato tutto. Qual’ è la prima cosa che hai pensato passando la linea bianca?
Ero solo contento di quello che eravamo riusciti a fare e che tutto fosse finito. Ho vissuto tutta la settimana ad immaginare gli ultimi chilometri, a come mi sarei dovuto muovere: riuscire a fare esattamente quello che avevo in mente è stata una soddisfazione enorme, soprattutto per il palcoscenico in cui ero.

3) Cosa vuol dire per te la maglia azzurra?
Tanto, tantissimo. In Italia abbiamo un attaccamento incredibile per la Nazionale ed io non sono da meno. È stato un vero onore indossarla.

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4) Qual è il tuo primo ricordo in bicicletta?
Forse quando ho scoperto che sotto ai pantaloncini non si mettevano le mutande! Uno shock!

5) Fare il corridore era il tuo sogno da bambino?
Ho iniziato prestissimo, a sei anni e per caso. Diciamo che il sogno è cresciuto insieme a me.

6) Sei sempre stato l’uomo più fidato di Kristoff nelle volate. Come si costruisce un rapporto così tra compagni?
È essenziale che il leader, e più in generale i compagni, si fidino l’uno dell’altro. Si può parlare di fiducia “lineare”: Kristoff si deve fidare di me che lo precedo, io mi devo fidare di Haller che mi sta davanti e via dicendo.

7) Un’emozione intensa di quest’anno?
Il Mondiale senza dubbio! Ci ripenso ancora adesso!

8) Il compagno di camera più divertente?
Daniel Oss. Ci conosciamo da una vita, abbiamo gusti simili per musica e film. Il top!

9) Come si conciliano rivalità agonistiche ed amicizie in gruppo?
Argomento difficilissimo! Non credo ci sia una regola, molto semplicemente bisogna trovarsi. Non è una cosa facile perchè, oltre alle differenze caratteriali, tante volte subentrano ambizioni personali che creano un conflitto. Posso dire però che le amicizie, quelle autentiche, che ho stretto in questi anni si sono rivelate vere e, per me, importanti.

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10) Cosa ti piace delle volate?
L’adrenalina; che il tempo sembra accelerare. E anche il fatto che, per quanto mal di gambe puoi aver avuto durante il giorno, quando c’è odore di volata sparisce.

11) Se dico “pavè” cosa ti viene in mente?
Il mio più bel sogno.

12) Il peggior luogo comune sul ciclismo?
Se è il pensiero di un “esterno”, che siamo tutti dopati.

13) Come definiresti il tuo rapporto con la bicicletta?
Ottimo. Ma è un rapporto lavorativo. Con gli anni la bici ha perso un po’ di quel fascino romantico che aveva un tempo. Credo sia normale. Probabilmente tornerà ad esserlo una volta finita la carriera.

14) Qual è la cosa più difficile per te, come atleta?
Tutto quello che fa perdere di fascino alla bici! (sorride)

15) Cosa ti manca della vecchia Liquigas?
Il gruppo di ragazzi. Per me non sono stati anni facili, ma loro erano davvero fantastici.

16) La corsa che ti assomiglia di più?
La Roubaix o Amburgo. Quelle classiche dove si lima un po’. E il po’ è molto sarcastico!

17) Cosa ti piace fare quando non sei lontano per le trasferte?
Passare il tempo con le persone importanti e la musica, da ascoltare e da suonare! Anche leggere mi piace molto.

18) C’è un posto speciale che ti fa sentire davvero a casa?
La chiesetta di Santa Franca, un posto speciale sulle montagne qua vicino. Appena posso ci vado e mi siedo sul prato.

19) Il ricordo più bello che hai con i tuoi tifosi?
Sentire i miei amici gridare il mio nome sui Campi Elisi quest’anno! Erano all’ultima curva: essere entrato davanti con loro lì è stato super.

20) In cosa sei cambiato da quando sei diventato professionista?
Sono diventato adulto.

21) Chi sceglieresti per formare un’ipotetica band di colleghi, e a quali strumenti li assegneresti?
Bella questa domanda!! Io ovviamente alla batteria. Daniel Oss al basso, Manuel Quinziato ai testi (un po’ il ghost writer delle band), Tom Boonen alla voce (ho scoperto che è un rocker serio) e Francesco Gavazzi alla chitarra (perchè son sicuro che a fine concerto la spacca, il che fa molto The Who).

22) Il miglior gruppo rock italiano?
Opinione personalissima: I Tre Allegri Ragazzi Morti.

23) Quando ti viene da cantare “Hey Oh, Let’s go”?
Quando metto su la canzone dei Ramones, ovvio!

24) Essere punk vuol dire?
Essere con i piedi per terra ma determinato; avere le proprie idee, la propria morale e non venirne mai meno; e, non meno importante, ricordarsi da dove vieni e come sei cresciuto. Ho sempre pensato “punk is an attitude”.

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25) A cena con una rockstar. Chi?
Io canto sempre “Kill the rock stars”!

26) Che significato hanno i tuoi tatuaggi?
Dipende dal tatuaggio: quello maori è pura estetica, poi ho quello dei Pennywise, un gruppo punk, e le iniziali dei miei fratelli. Questi sono importanti per chi o cosa rappresentano. Ne ho appena fatto un altro… ma se mia mamma sta leggendo questa intervista sto, ovviamente, scherzando!

27) Pregi e difetti di Jacopo Guarnieri?
Sono schietto e testardo. Che sono sia un difetto che un pregio.

28) Sushi o pizza?
Pizza.

29) Birra o vino? 
Entrambi.

30) Qual è la cucina straniera che preferisci?
La spagnola.

31) Il prossimo libro che metterai in valigia?
“Chiedi alla polvere” di John Fante.

32) Hai un rituale prima di una corsa?
Niente di particolare, ascolto solo della musica.

33) Chi sono le persone che ti sono state più vicino in questi anni?
Gli amici. Soprattutto negli anni difficili in Astana e in Liquigas.

34) Come affronti i momenti difficili?
Adesso li affronto reagendo, una volta ero più piagnone.

35) Cos’è che ti fa stare bene?
La Co (Costanza, sua moglie), gli amici, i miei fratelli e la musica.

36) Il consiglio più utile che hai ricevuto?
Uno qualsiasi di Quinziato.

37) La critica più difficile da mandar giù?
Quando sono critiche giuste: non è facile accettare di essere nel torto.

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38) Come immagini una tua vittoria perfetta?
È un po’ che non vinco, forse mi basterebbe una vittoria imperfetta!

39) I freni a disco sì o no?
Non ne sento il bisogno.

40) Di che cosa ha bisogno il ciclismo di oggi?
Unità.

41) La prima cosa che ti aspetti dalla prossima stagione?
Replicare quello che ho fatto in Katusha come ultimo uomo. E tornare alla vittoria.

42) Come passerai questo inverno?
Sono appena tornato dall’Islanda, adesso ricomincerò a pedalare sulle strade di casa. In linea generale, quando posso, preferisco allenarmi nelle mie zone.

43) C’è un viaggio che ti ha aiutato a guardarti dentro?
No, non credo.

44) Qual’ è la vera differenza tra Giro e Tour?
Mi piacerebbe saperlo, non ho mai fatto il Giro!

45) Vince chi è più forte o vince chi ci crede?
Direi cinquanta e cinquanta.

46) Sei il motivatore di te stesso?
Sto cercando di diventarlo: da giovane ero il mio primo avversario, ora le cose son cambiate.

47) Il tuo sogno nel cassetto?
La Roubaix ovviamente.

48) C’è un libro che puoi dire ti abbia cambiato la visione della vita?
Ne ho tanti, ma nel libro “Racconti per una solitudine insonne” del Subcomandante Marcos ho trovato tante filosofie di vita che sono mie o lo sono diventate dopo averle lette. Lo raccomando a tutti. E no, non è un libro politico.

49) A cosa non rinunceresti mai?
Non saprei, non mi sono mai sentito privato di qualcosa, spero di non trovarmi mai in quella situazione.

50) Tre parole per dire come vorresti il futuro?
Stimolante, felice e rock

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Posted by:Miriam

Nata in Brianza, nella calda notte del 30 luglio 1991. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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