Nel 1968 uscì “Un maggiolino tutto matto”, un film che sarebbe passato inosservato se non avesse avuto la fortuna di diventare popolarissimo e lanciare il cult del Volkswagen Maggiolino come automobile di tendenza. Cosa c’entra con il ciclismo? Niente. Ma guardando il Tour di California, i giorni scorsi, mi è tornata alla mente una scena del film, o meglio, una frase che gli amici di Herbie, il maggiolino, hanno stampato sulla stoffa delle loro tute: “Put a dragon in your tank”. Metti un drago nel tuo serbatoio.
Daniel Oss (Liquigas – Cannondale) un drago ce l’ha, anzi due: uno sul petto, dalla parte del cuore, e uno sul braccio. Ma, forse il biondo corridore trentino, quando è in sella alla sua bicicletta, un drago ce l’ha anche dentro. Nell’ultima settimana, all’Amgen Tour, ha portato per quasi tutte e cinque le volte Peter Sagan alla vittoria, la sua ruota era sempre davanti a quella dello slovacco. Viene chiamato l’ “ultimo uomo” ma, forse, queste due parole sono riduttive. Daniel è quello che si butta nella mischia dell’ultimo chilometro, che rimane con il cervello lucido anche quando, a sessanta all’ora, si è tutti vicini, lanciati verso un’unica meta. E’ quello che trova il varco giusto, che non ha paura delle transenne che sembrano voler chiudere i ciclisti in una morsa. Ha veramente un drago che si scatena dentro, Daniel Oss, quando lancia la volata ai compagni. E l’ha dimostrato, ancora una volta, sulle strade della California. Già nella prima tappa, a Santa Rosa, ha accompagnato Peter fino all’ultima curva ed era così sicuro di averci messo tutta la sua benzina, tutto sé stesso che ha esultato prima ancora che il campioncino slovacco varcasse la linea bianca. Ed è solo l’inizio perché l’aria d’Oltreoceano fa bene al team verde e blu, soprattutto alla coppia vincente Sagan – Oss. Fanno loro cinque tappe su otto e l’ultima, la più cinematografica, tra Beverly Hills e Los Angeles, è veramente un capolavoro. Daniel ha messo, ancora una volta, un drago nel suo serbatoio e si è lanciato tra i corridori, nel rettilineo finale. Lì, in mezzo, dove c’era anche il fresco vincitore della Parigi – Roubaix: Tom Boonen. A niente è valso il treno della Omega – Quick – Step: Peter, uscito dalla scia del suo speciale body – guard, è schizzato verso il traguardo. Troppa benzina nelle gambe e troppo rock nelle orecchie ha, Daniel Oss per lasciare buone traiettorie agli avversari.
Chiuso il sipario anche su questo spettacolo californiano gli eroi di casa Liquigas ritornano a casa, con un buon “bottino”, forse con meno adrenalina e più soddisfazione. Peter continuerà a vincere su altri suoli e Daniel, lo sappiamo, continuerà ad avere un drago nel suo serbatoio e nelle sue gambe. Con un augurio: che, presto, possa avere l’occasione di alzare di nuovo le braccia. Per sé stesso, dopo aver passato prima di tutti la linea bianca.