“I have a dream”. Io ho un sogno, diceva Martin Luther King. Anche Anna Mei, campionessa di Ultracycling e fresca detentrice del record delle 24h su pista, aveva un sogno: girare l’Italia in bicicletta per aiutare i “bambini farfalla”, ammalati di Epidermolisi Bollosa. Detto così ricorda una fiaba. In realtà, questi bambini, soffrono di una rara malattia genetica che rende la loro pelle fragile, proprio come le ali di una farfalla. Una semplice carezza rischia di ferirli e spesso sono impediti loro anche i più semplici gesti quotidiani: camminare, mangiare, vestirsi.
Oggi, a Campione d’Italia, il sogno di Anna Mei ha fatto il primo, grande passo per diventare realtà. Il progetto di Anna ha preso consistenza quando ha incontrato Giuseppe Cianti, campionese, grande appassionato di bicicletta che, per sfida, gli anni scorsi aveva raggiunto prima Genova e poi Venezia in sella alla bici, partendo dalla sua città. Giuseppe ha spiegato ad Anna il suo desiderio di organizzare una pedalata fino a Roma. E Anna gli ha raccontato dei bambini farfalla. Subito, è partita l’idea di fare qualcosa insieme e la solidarietà, si sa, è come un treno: quando parte non si ferma più, corre veloce e, molte volte, si accodano i vagoni. Tanti “vagoni” si sono uniti al sogno di Anna e Giuseppe che, in pochi mesi, grazie anche al gruppo “I Cianti Campionesi”, ha preso definitivamente forma. Nella conferenza stampa hanno spiegato i loro obiettivi: andare in bicicletta, accompagnati da una carovana e vari gruppi che aderiranno all’iniziativa, fino a Roma, partendo sabato prossimo, 19 maggio, da Campione d’Italia. La Debra Italia ONLUS che si occupa della ricerca sull’Epidermolisi Bolliosa, patrocinerà l’evento che mira a raccogliere due euro per ciascun chilometro (in totale circa 1000) con il sostegno degli sponsor e dei privati cittadini. A Roma, oltre che diverse cene ed eventi mirati alla raccolta di fondi, i nostri due eroi verranno ricevuti dal Santo Padre. E pensare che Giuseppe Cianti l’aveva detto quasi per scherzo: “Se vado a Roma, mi deve ricevere il Papa!”
In sala era presente anche la mamma di un bambino farfalla a cui Anna è molto legata. Ha raccontato la sua storia e quella di suo figlio, ha parlato della malattia, delle mille difficoltà, della sofferenza e anche della rassegnazione che spesso sopraggiunge quando viene diagnosticata una patologia che è definita rara e incurabile. E’ in quel momento che non si può trattenere la commozione perché ci si accorge di quanta forza può dare l’amore, di quanta tenacia e quanta pazienza possono fiorire dal dolore. “Dio mi ha dato queste gambe” ha detto poi Giuseppe. “E io le voglio usare per fare del bene. A Roma ci arriverò in ginocchio o strisciando ma ci andrò.” Ed è questo il primo miracolo che è avvenuto tra le vie di questo paese affacciato sul lago tranquillo: scoprire, nei sorrisi di Anna e di Giuseppe e di tutti quelli che li hanno sostenuti, che hanno creduto in loro, che tendere la mano a chi non è fortunato come noi, fa tanto bene al nostro cuore, oltre che a quello di chi ne ha bisogno. Fa bene vedere che tutta questa catena è nata quasi da sola, dando retta ai sogni, come ha detto Anna.
Auguro davvero a questa dama e a questo cavaliere in bicicletta che il loro viaggio verso la Città Eterna abbia una risonanza mondiale, che tutti sappiano di queste ruote che corrono per poter ridare ai bambini la gioia e l’emozione di una carezza.