Le macchie gialle dei Topinambur escono da ovunque, dalle grate dei giardini, dai vecchi muri di case dimenticate, da piccoli cortili di donnine curve che custodiscono silenziosamente il loro piccolo mondo di silenzio.
Jack mandava cartoline ad ottobre. Ottobre, il mese in cui si torna. Ottobre l’autunno in persona che si presenta scintillante davanti ai nostri occhi con le sue foglie che sventolano e che gridano la bellezza come nessun altro saprebbe fare.
Ottobre degli ultimi abbracci. Ottobre delle ultime corse.

Per me esiste solo il calcio – mi dice un brianzolo in brianzolo. – Ma per Nizzolo… Per Nizzolo!
Fa un gesto che si capirebbe in cento lingue e significa: ho fatto di tutto.
Non so esattamente a cosa si riferisca perchè la musica della cassa da discoteca che hanno portato taglia in due le parole ma posso chiaramente intuire che si riferisca alle volte che Giacomo gli ha fatto venire un mezzo infarto – in televisione o sulla strada.
Oggi sono qui per ringraziare – a modo loro – o nel classico modo che il ciclismo richiede. Birra, griglie, dj, tre scatoloni di trombette, vernice bianca e tutte le amenità che il popolo riconosce in un solo linguaggio. L’ultima corsa da professionista è un po’ come quando vuoi salutare qualcuno e lo accompagni in aeroporto fino all’entrata del Gate. Parli del tempo, dei ricordi, dei mattoni, di qualsiasi altra cosa ma non dell’addio. La celebrazione è questo, il cuore di tutto è non pensare che gli anni sono passati, focalizzarsi solo sul fatto che essi stessi sono stati intensi abbastanza da non guardarsi indietro mai. Oggi loro sono qui per scolpire nella testa questo momento sapendo che l’ultimo doveva essere indimenticabile.

Mentre guardo il rettilineo finale – stavolta incorniciato dai grandi platani ombrosi – penso al traffico che sta congestionando le strade e mi chiedo perché mai non sia tornata a casa diretta, evitando l’ennesimo arrivo senza senso. Poi l’universo risponde a modo suo.
Certe sere sono così, quando scende il buio ti sembra di vedere una piccola barca con tre luci che naviga attraverso i ricordi che ci sembrano perduti.
E non importa se l’alba si porterà via tutto, a volte ci basta sapere di aver toccato – anche solo per un momento – l’impossibile.
Secondo una leggenda, ogni cinquant'anni, una barca solca le acque dell’Adda con tre luci misteriose.
Chi ha il coraggio di salire a bordo ritrova la casa che credeva svanita per sempre. Non quella di mattoni e tegole, ma il luogo del cuore dove ogni cosa aveva ancora senso.
Ma c'è un prezzo: all'alba, tutto scompare. Chi è salito si risveglia sulla riva con la sensazione dolce e amara di aver toccato l'impossibile.