Magica e mistica, sacra e profana: Volterra è come tanti borghi dell’entroterra italiano, divisa come una lama di luce tra la religione e la superstizione, come noi. Da una parte ti giri e puoi infilarti nel vicolo buio e angusto del Chiasso delle Streghe, dall’altra puoi inginocchiarti nella penombra della cappella di San Cristoforo, affacciata sul crocevia che porta a Palazzo dei Priori. Dentro è come viaggiare nel tempo, quando ancora si tenevano le immaginette per devozione. Di certo la peste è lontana dal mondo civile da secoli ma non è detto che esistano altre cose per le quali serva protezione dalle calamità.
La gente sbuca dai vicoli e guarda i ciclisti andare su e giù, parlare alla radiolina, alieni sbarcati da altri pianeti nel bel mezzo della spesa al negozio, come ogni mattina. L’ordinario che incontra lo straordinario: è questo che ci fa restare qui, la sensazione che, forse proprio un secondo dopo, possa succedere qualcosa che rompa tutto – e ricostruisca. Il ciclismo non è uno sport che concede molte possibilità ma a volte, con i suoi eletti – santi martiri che non hanno ancora interpretato le visioni – è più clemente rispetto ad altri. Più lezioni, più apparizioni. Ancora più vicino.

La luce cambia continuamente, anche se, su questa corsa, mi risulta sempre uguale: chiaroscuri netti da un mare all’altro, nuvole grigie su cieli azzurri, le coste che si uniscono. Curve troppo strette, rimonte miracolose, ricordi confusi e dettagli scritti nella pietra. Passano anni o passano secoli ma ancora l’entroterra è il nostro posto segreto dove sognare di scappare dal resto, guardare un tramonto e stare in silenzio, sapendo che tutto poi è finito come il destino aveva pattuito. Adesso la corsa va e viene, linee di arrivo e di partenza, poi ancora di arrivo. Di nuovo alla prossima volta, senza sapere quando esattamente sarà.
Fuori piove con il sole. Anzi, piove per metà: sotto alcuni cornicioni sei salvo come se ci fosse qualche strana grazia a tenerti asciutto.
Al sicuro.
Nella tradizione cristiana, san Cristoforo è uno dei quattordici Santi ausiliatori - "che recano aiuto" - particolarmente invocati in occasione di gravi calamità naturali o per la protezione dalle disgrazie.