La Via delle Canzoni è una striscia dorata che taglia in due la strada, riverbera la luce del sole di marzo, come lo farebbe il mare con l’orizzonte nelle giornate in cui l’acqua è uno specchio che assomiglia ad una luccicante lama d’acciaio. Sanremo è la riviera dei sogni questo pomeriggio, dopo sei anni di tacite onde che sono passate sopra il tempio benedetto di via Roma come il Titanic, sommergendola o piuttosto cristallizzandola nel tempo, senza scampo.
Non vogliamo chiudere un cerchio, soltanto provare a riaprirlo. 

Dalla Cipressa a qui non sono che una manciata di chilometri, gli ultimi istanti di una corsa che non la comprendi con la testa, non puoi allenarla, né misurarla, né – in nessun modo – sceglierla senza che lei stessa ti dica di sì. Così si inchinano anche gli invincibili al suo volere, nessuno decide, tutte le carte si sparpagliano sul tavolo, la volata infinita verso il traguardo di Mathieu è già nei libri di arte classica, la carne come il marmo di Carrara striato dalle vene tese nello sforzo. Una statua del Bernini che crolla sulla sua bici perchè sa che la luce di Sanremo – che non è un santo – è vivida sulla sua testa come un’aureola. È il vincitore di una battaglia. 
Ma non la nostra, non questa volta, non più almeno. 

Se potessimo tornare indietro – molto indietro – ci fermeremmo per quell’abbraccio. E invece ancora dobbiamo accontentarci di una frazione di un’istante per riaverci senza dirlo. Mi lecco le labbra distrattamente e sanno di sale come se avessi bevuto l’acqua del mare, come il sudore dopo una corsa di trecento chilometri verso la Riviera, lacrime delle nostre onde che ancora non hanno intenzione di placarsi mai. Adesso questa corsa ha pietà, guarda a noi nell’Inferno Canto V, nutre il nostro desiderio come farebbe un uccello con i suoi piccoli e ci fa bere acqua e sale dalla croce dei nostri giorni uguali.
Siamo stati ancora una cosa sola o l’ho soltanto immaginato?

Sono bianche le case abbarbicate sulle colline trafitte dai viadotti grigi, gialli i limoni nella sera, blu il mare come una striscia di pennello sul nero della costa. Su questi muri stellati ho dipinto tutto quello che mi mancava, ogni piccolo angolo con le cose che volevo mostrarti.
L’ho riempita senza lasciare neanche un buco vuoto perché potesse essere un posto dove ritrovare la vita che sogniamo.  
Un posto dove venire a bussare per essere felici.  

La pittrice canadese Maud Lewis è conosciuta per il fatto di aver trascorso la propria vita dipingendo ogni angolo della sua piccola casa in Nova Scozia dove viveva con suo marito Everett - muri, porte e persino pezzi di legno - creando un mondo vibrante di colori e vita rurale in uno spazio estremamente ridotto. Vendeva le sue opere per pochi dollari, le stesse che oggi ne valgono centinaia e sono esposte nei maggiori musei del mondo. 
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Posted by:Miriam

Sono nata in Brianza in una calda notte di luglio. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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