Un castello da fiaba dove sentire il respiro costante e selvaggio delle Highlands, antichi cottage di pescatori che si affacciano sull’oceano nei grigi pomeriggi d’agosto, Shortbread come se piovesse e corgie zampettanti ovunque. La mia prima volta in Scozia è stato un lungo assolo di cornamusa che mi ha catapultato direttamente in un romanzo gotico dell’Inghilterra ottocentesca. Tra scorpacciate di clotted cream e rotonde al contrario, ecco alcuni consigli per sentire la rude carezza di una terra – quasi – ai confini del mondo.

Edimburgo part I

Appena usciti dalla stazione, ci dirigiamo verso la famosa Royal Mile, la strada più famosa della città che collega il Castello di Edimburgo con il Palazzo di Holyroodhouse. La pioggerellina leggera e pungente, il cielo grigio e l’aria che viene da Nord ci accoglie portando il suono di una cornamusa, cosa che tocca particolarmente le corde emotive di un’Emanuela già sopraffatta da tutta questa atmosfera scozzese. A me, al primo impatto – e probabilmente anche al quinto – questo luogo non trasmette nulla, le strade sono troppo aperte al traffico e alle macchine per vedere la bellezza dei palazzi antichi e i negozi di souvenir sono davvero troppo standard per creare una cornice poetica. Quello che davvero mi colpisce è un negozietto che vende addobbi per l’albero di Natale: una delle cose che amo sono queste specie di porte spazio-temporali dove ad agosto è già inverno e i ninnoli tintinnano e luccicano come a dicembre. Lenti invertite, prospettive sottosopra. Penso alle persone alle quali voglio bene, compro degli addobbini che riguarderemo fra qualche mese e ripenseremo alla rude, malinconica e tormentata anima di questo Paese.

Ye Olde Christmas Shoppe

145 Canongate
Edinburgh EH8 8BN
Regno Unito

Mentre percorriamo in lungo e in largo le viuzze, ho la possibilità di riflettere su come i social riescano a filtrare la verità delle cose. Infatti, per trovare un posto carino in cui fare la classica foto ricordo, dobbiamo consultare Google alla voce “spot instagrammabili di Edimburgo” e la cosa mi intristisce da matti. Prima però ci fermiamo in un pub che attira la nostra attenzione per chissà quale motivo: alla fine ci accorgiamo che è il più antico della città e la disposizione del bancone mi ricorda le scene in cui Morse e l’Ispettore Thursday si siedono a bere una pinta.

The White Hart Inn

32 Grassmarket
Edinburgh EH1 2JU
Regno Unito


L’Emanuela assicura che la zuppa con le smashed potatoes è il top e quindi la ordiniamo – anche perché è l’unica cosa rimasta, pure la torta di mele si sono spazzolati. Intanto che aspettiamo, c’è un tipo seduto a maniche corte – noi in piumino – con un cappellino alla Peaky Blinders che tracanna una birra a sorsate come Gaston della Bella e la Bestia e sembra messo lì apposta per fare colore. Arriva la zuppa con un albero di finocchietto dentro e non è niente di che, oltre ad avere il potere nutritivo di un Polaretto. Pazienza, paghi l’atmosfera as usual.

Elie ed altri pittoreschi villaggi costieri

Sarà la fame ma la mia mappa mentale è in crash, per fortuna l’Emanuela sa dove stiamo andando. A me sembra di guidare da diciotto mesi e, ogni volta che le chiedo quanto manca – stile Ciuchino durante il viaggio verso Far Far Away – la risposta mi sembra sempre quella: un’oretta. In realtà ci stiamo solo dirigendo verso una serie di villaggi costieri affacciati sull’Oceano, nell’Est Neuk of Fife, un angolo di Scozia fatto di cottage bianchi  dai quali si vede il mare dall’orizzonte tranquillo.


Sulla spiaggia di Elie i bambini corrono a maniche corte giocando con la sabbia e guardando i piccoli molluschi qua e là mentre i colori tenui del tardo pomeriggio assomigliano a quelli di certe vedute settecentesche ad acquerello dove la tranquillità si mescola alla malinconia. A cinque minuti da qui c’è St. Monans, più cupo e oscuro, grazie alle nuvole grigie che si sono accumulate all’orizzonte e che rendono il villaggio una location perfetta per un libro di Elisabeth Gaskell, specialmente quando ci si spinge verso la chiesa medievale con il cimitero tutto intorno che si erge a strapiombo sul mare, in balia dei venti inclementi. In questa giornata d’agosto che sembra novembre è impossibile non immaginare una ragazza guardare l’orizzonte, in attesa di una nave.

Storie tormentate a parte, ho una fame che non ci vedo e finalmente ci dirigiamo verso Pittenweem dove c’è uno di quegli scorci che popolano i reels sulla Scozia: una suggestiva passeggiata tra le case colore pastello dove il bianco gesso delle pareti illumina la spiaggia grigia dove i bambini pescano chissà cosa con gli stivali fino alle ginocchia e le gambe pallide e secche. Sono in vacanza fuori dal mondo senza nessun compito che quello di studiare granchietti e mangiare fish and chips, esattamente come facciamo noi, in una friggitoria locale.

Chip Ahoy @ Larachmhor

6 Mid Shore
Pittenweem
Anstruther KY10 2NJ,
Regno Unito

Dato che è l’unica volta in cui mangeremo veramente tipico, mi lascio condizionare e mi sento davvero come se fossi un pescatore devastato dalla notte per mare che torna all’alba e si gode finalmente il suo pasto. Il tipo è addirittura felice quando ne ordino una seconda porzione, meno sua moglie quando tento di pagare con la carta. Da quando nell’avveniristica Inghilterra si deve girare con le vecchie sterline?
Fuori il sole ha squarciato le nuvole, sempre all’ultimo, quando meno te l’aspetti.
Come nella vita.

Balmoral

Guidare attraverso le Highlands è da considerarsi tra le esperienze mistiche della vita, un po’ come far rotta verso i confini del mondo – almeno credo sia questa la sensazione. Improvvisamente ti rendi conto che le case si fanno più rare, i pendii sempre più vasti e grigi, compaiono le pecore nella brughiera costellata dai cardi e dall’erica selvaggia. Scende la solita pioggia leggera e sottile e costante mentre ripenso cento milioni di volte a uno dei miei passaggi preferiti di Wuthering Heights, di quando Heatcliff racconta come ha dissotterrato Catherine per rivederla dopo diciotto anni dalla sua morte.


Sembra di sentirli qui, in carne ed ossa, dove agli incroci al calar del sole forse si possono incontrare spettri e l’inverno è così inclemente che l’estate sembra un miracolo. Così gli amori invincibili si intrecciano per queste lande desolate, come quello della regina Elisabetta con il suo principe Filippo che nei giardini – e tra le mura, immagino – di Balmoral hanno vissuto le ore più belle della loro esistenza insieme.

Balmoral Castle

Balmoral Estates
Ballater AB35 5TB
Regno Unito


Il plus di questa gita alla residenza scozzese dei Windsor è che Emanuela si può considerare un’autentica esperta della famiglia reale e, qua e là, mi aiuta a formare un quadro davvero autentico della vita che si trascorreva qui, dei piccoli grandi momenti al quale il castello ha fatto da sfondo con la sua strana allure selvaggia che esula dall’ostentazione di una monarchia.
Balmoral sembra più un rifugio per quando fuori infuria la tempesta – o forse un modo per camminarci dentro – con il vento costante che sussurra tra i pini frondosi e il fiume che scorre con quieta furia al lato della proprietà. Mentre spio nella casetta del giardino dove molte volte la regina aveva scritto le sue lettere, mi sembra di essere sola con gli spiriti – nonostante attorno stiano camminando tutti gli altri turisti – una sensazione che mi fa innamorare di botto di questo posto che assomiglia ad un tempio dell’eremitaggio spirituale.



Perdiamo un tempo infinito tra i giardini, la pineta, il cimitero dei cani e la sala da ballo con tutte le foto analogiche che mi fanno impazzire e corgie ovunque.
Per fare una pausa prendiamo un tè e il primo scone in assoluto da quando abbiamo messo piede in Scozia che, a dire la verità, è abbastanza sotto le aspettative. In genere sono paninetti che vengono serviti all’ora del tè – appunto – con marmellata e quella cosa chiamata “clotted cream” che potrei mangiare a tutte le ore del giorno, letteralmente.

Questi sono un po’ difficili da mandare giù ma il sole sta inondando il castello e il suo parco in questo momento, non ci si può lamentare di niente, se non del fatto di non poter vivere qui anche solo per una notte. Che probabilmente è quello che sarebbe successo se non ci fossimo accorte dell’orologio che segnava le cinque e mezza passate e noi eravamo ancora a giocare con i cavalli e a curiosare attorno alla casetta del cricket. Fortunatamente c’è un pulsante per riaprire i cancelli dall’interno e, uscendo, probabilmente un pezzo di fiaba selvaggia si stacca da noi con uno strappo secco, lasciando una specie di malinconia che non ci fa quasi più parlare durante il lungo ritorno in macchina verso l’hotel.
Mute, senza una mezza parola, scioccate dalla meraviglia autentica. 

Edimburgo part II

Avete presente quella cosa degli inglesi che non possono saltare il tè delle cinque? Ecco, scordatevela. Perché qua tutto chiude esattamente alle diciassette e chi si è visto si è visto. Ma noi il tè lo vogliamo lo stesso e allora ci infiliamo in una libreria su tre piani che per fortuna ha anche una caffetteria dove gli scones sono caldi – ma hanno finito la clotted cream, non si può avere tutto dalla vita – e le mini Victoria sponge sono un treat delizioso. Una goccia di latte nel tè e tutto va meglio: continuo a pensare che i riti siano le cose migliori per dare valore al tempo che passa.

Waterstones

128 Princes Street
Edinburgh EH2 4AD
Regno Unito


Ci immergiamo nel clima del festival che popola la città in questi giorni ma nemmeno questo riesce a conquistarmi. La gente fa la fila davanti ai negozi tematici di Harry Potter che qui è praticamente ovunque, dato che pare sia proprio in un pub di Edimburgo che J.K. Rowling iniziò a scrivere la fortunata saga – ora è chiuso per un incendio, ottimo.
Manca mezz’ora alla cena ed improvvisamente si apre un’altra porta spazio temporale, proprio mentre varchiamo per caso la soglia di un negozio vintage che sembra più il dietro le quinte di una tenda di un circo con un mix assurdo e incantato di straordinari abiti di scena, kilt tradizionali ed eleganti vestiti Chanel degli anni Sessanta.

Armstrongs Vintage

81-83 Grassmarket
Edinburgh EH1 2HJ
Regno Unito


Il trip dura poco perché ovviamente anche questo posto sta chiudendo. Andiamo a mangiare italiano – almeno una garanzia ci vuole in questa spericolata esistenza – e il cameriere è un tipo di Gavi che, per una sera, è felice di tornare a parlare la sua lingua e noi ci sentiamo degli immigrati a Little Big Italy. Bella l’Italia, ce sta o’ sole, o’ mare…e il cibo, soprattutto. I ravioli con le melanzane e il pomodoro sono buoni, la panna cotta un vero disastro ma tant’è, le fregature sono dietro ogni angolo. Buon ritorno in Patria e a arrivederci, senza il dolce.

Divino Enoteca

5 Merchant St
Edinburgh EH1 2QD
Regno Unito


Fuori è ancora chiaro – qui la sera sembra non scendere mai. Sbircio in una vetrina di un negozio chiuso, c’è un’edizione pazzesca di “Far From The Madding Crown” di Tom Hardy, in assoluto nella mia top five di libri preferiti – per chi non legge c’è anche il film. Forse avrei voluto entrare a guardare, magari avrei comprato qualcosa ma è da quando ho cinque anni che guardo le cose che mi piacciono dietro a un vetro. Niente di nuovo dunque, penso mentre un tipo mezzo nudo che cammina su un filo attira la gente in uno spettacolino da strada. 

Glasgow

Loch Lomond è il cuore di quelle che chiamano le Highlands in miniatura. Questa che è la terra di Rob Roy Mc Gregor, il brigante del romanzo di Sir Walter Scott, mi sembra anche il paradiso dei cani che si tuffano nell’acqua gelida delle rive battute dal vento, incuranti del fatto che i laghi scozzesi siano popolati da strane creature marine – scherzo, ovviamente. A parte ciò, questo è un luogo ideale per fare una passeggiata riposante in mezzo alla natura e circondati da alberi secolari, c’è anche un classico giardino all’inglese con le panchine alla Notting Hill dove la gente si siede e si gode il presente, la sfida più grande di questa società alla folle corsa di chissà cosa.

Tutto bello ma niente di che. Forse la Scozia si chiederà cosa cazzo serva per far breccia nel mio cuore ma, dopo aver visto Balmoral – ammettiamolo – tutto il resto è noia.
Dopo circa due ore a cercare un ristorante italiano in zona, propongo di entrare al volo a Glasgow – che è a meno di un’ora da lì – dove c’è questo posto che si chiama Sugo Pasta che pare scalare le vette delle recensioni su internet. Il locale è enorme, c’è un caos che sembra di stare a Rio ma capisco che non abbiamo sbagliato dal sapore della cacio e pepe. Non ha niente – dico niente – da invidiare a quella mangiata in Italia. Carboidrati, grazie di esistere.

Sugo Pasta

70 Mitchell St
Glasgow G1 3LX
Regno Unito


Fuori la città è tutt’altro che affascinante, con i palazzi che sembrano un set di film gangster ambientato negli anni venti a Montreal. Ma c’è qualcosa nel riflesso dorato del sole negli ultimi vetri lassù, nei gabbiani che volano nei quadrati di cielo che mi fa venire voglia di pensare ancora a quell’incanto che si nasconde per noi e si accende d’improvviso, appena posiamo il nostro sguardo su di lui.
Non bisogna amare tutto, ma di una cosa dobbiamo ricordarci: quando amiamo, c’è un solo modo per farlo ed è intensamente.

LArcano Senza Nome

Campionati del Mondo Junior su Strada

A cavallo di un Kelpie”

Campionati del Mondo su Strada

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Posted by:Miriam

Sono nata in Brianza in una calda notte di luglio. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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