Spray all’acqua termale, fantasticherie di Google e – soprattutto – juke box vintage. Quattro giorni a Comano Terme – senza neanche mettere un piede nella SPA, vergogna – hanno trasformato i Campionati Italiani in una gita fuori porta senza condizionatore tra canederli paradisiaci, osterie tipiche e stregoneschi borghi antichi. Ecco alcuni consigli non richiesti per vivere l’atmosfera bucolica delle Valli Giudicarie, nella loro misteriosa quiete, dimenticandosi del tempo e anche dello spazio.

Giovedì
La strada per salire a Cares – una minuscola frazione di Comano Terme, in pratica tre case e una strada – ha un panorama da mozzare il fiato: prima una parete di roccia nuda e bianca nel sole del pomeriggio poi i verdi declivi di Haidi con i campanili dei paesi che stanno lì a formare una cartolina perfetta. Credo sia la prima volta che vedo questo strano angolo di Trentino a Nord del Lago di Garda che sembra effettivamente fuori dal mondo conosciuto.


Quando arriviamo al B&B, io e la Vale siamo bollite per la giornata a bagnomaria nei vigneti dove nemmeno un filo d’ombra concedeva tregua dal mezzogiorno rovente – tutto molto tipico, quando si parla di Campionati Italiani.  Mentre aspettiamo che la tipa arrivi ad aprirci, noto che il posto è pieno di cose strane dal probabile significato mistico – o forse no – un Buddha, ferri di cavallo, una campana a vento fatta con delle perline di plastica e una statuetta di un lupo. Effettivamente questo sembra il classico posto di montagna dove si riuniscono le streghe: le cantine aperte sembrano antri oscuri, su una facciata con le porte di legno si arrampica l’edera attorno ad una Madonna scrostata e un’infinità di piante apparentemente governate da nessuno che semplicemente hanno trovato il loro posto di pace in quell’angolo d’ombra.


Quando entriamo al B&B, ci sono due cose che vedo immediatamente: le caramelle al miele nel cestino e una piccola foto in bianco e nero appesa sul muro. E’ la struttura negli anni quaranta forse, mezza distrutta da qualche nevicata o dall’incuria: è pazzesco come adesso un fienile in rovina sia diventato un posticino mansardato e accogliente, moderno abbastanza per avere tutti i comfort e con quel giusto tocco di legno che ti fa capire che sì, se guardi dalla finestra vedi le montagne.

B&B da Sabry e Gian

Frazione Cares, 66/L
38077
Comano Terme
(Trento)

Chiediamo a Sabrina dei consigli sulla cena ma due secondi dopo ci siamo già dimenticate tutto. Mentre cospargiamo il pavimento della camera con le nostre cose, come da tradizione, io spulcio tutti i ristoranti in zona e ne vedo uno che ha un juke box autentico nel mezzo della sala. Voglio questo. Ma non c’è posto e mi viene un picco di nervoso ma è solo colpa della fame. Ne chiamo un altro e prenotiamo una cena all’orario delle galline perché non mangiamo da – quasi – stamattina.


L’osteria è una casa sperduta nel nulla con  le persiane verde pastello, cespugli di lavanda tutt’attorno e un pergolato da fiaba con lanterne che dondolano sopra i tavoli di legno dalle tovaglie a scacchi rossi e bianchi. Un posto per i romanzi, dove bere una bottiglia di rosso e parlare dell’infinito mentre le stelle compaiono qua e là nella notte.
Un sacco di poesia che però non può fare a meno della sua prosa, incarnata in un tris di canederli immersi nel burro, buoni che vorrei mangiare anche il piatto. Per fortuna resta il posto per il dolce: io prendo una panna cotta fatta in casa e la Vale si lancia su una torta alle ciliegie non molto pratica da mangiare, in effetti.

Ristorante Dologno

Località Dologn, 1
38070
Stenico
(Trento)


Le tavolate dietro di noi si riempiono, gente che si ritrova a raccontarsi cose, amici di merende, amici da una vita. Brindano e fanno un po’ di chiasso ma non di quelli che danno fastidio, anzi è un contorno a questo posto, a metà tra un rifugio di montagna e una rustica villa in Provenza.
Ps: in Brianza con l’intero conto ci pagavamo a malapena le olive dello Spritz.

Venerdì
Pensavate mi fossi dimenticata del juke box? Nell’atroce calura del primo pomeriggio, la Vale mi ricorda che devo chiamare QUEL ristorante per prenotare la cena e il tipo, tentennando, mi conferma che sì, questa volta ce la possono fare. Quando arriviamo sul posto, il ristorante è visibilmente vuoto. Ci sono tre anziani all’angolo con un bianchino e, guardando i tavolini di plastica con l’incerata verde sopra da bar del paese, mi dico: “No, ho cannato clamorosamente.
Invece, inaspettatamente, la signora ci guida all’interno e ci apre la porta dell’armadio di Narnia: al suo interno c’è una stanza vuota e fresca con il pavimento che sembra quello di un’antica cappella – mi fa impazzire – e i tavoli di legno con le tovaglie bianche. Qua e là il trash si mescola al vintage con Trompe-l’Oeil alle pareti con vedute di chissà che, grammofoni con fiori di plastica e lui…il juke box, signore del locale. Alla fine sto per cinque minuti a guardare le canzoni e non ce ne è una che mi piace. Tipico.


Le cameriere ci servono con cortesia ma sono totalmente impanicate perché – da quello che riusciamo a capire – domani hanno un matrimonio. Per un secondo ci chiediamo chi mai possa venire a sposarsi qui ma, alla fine, potrebbe anche essere una cosa originale e fuori dagli schemi. Non abbiamo tempo di pensare oltre: ci sono i nostri ravioli sul piatto e devo dire che sono anche buoni. Delusione profonda quando mi dicono che è finito il salame di cioccolato e mi tocca virare sulla crema catalana – sono innumerevoli le volte in cui, quest’anno, ho mangiato questo dolce per disperazione.
Fuori non è ancora buio, l’ultima luce mette strisce dorate sui versanti giocando con le ombre. Adesso sembra l’ora in cui escono le fate.

Osteria Fiore

Frazione Poia, 22
38077
Comano Terme
(Trento)

Sabato
Ammettiamolo, durante le gare non si mangia nulla – mamma, non leggere. Quando sei nel mezzo dell’azione è difficile che ti ricordi di andare a prendere un panino o qualcosa al supermercato, le volte che ci pensi prima, compri solo cose inutili, le volte che ci pensi durante la corsa, succede che non c’è niente nel raggio di centottanta chilometri. Per farla breve, il mio pranzo dei Campionati Italiani su Strada è stata una granita alla Coca-Cola mentre la Vale aveva deciso di puntare tutto sulla frutta con una bella banana – che con i 45 gradi fissi della giornata era più una purea per lo svezzamento. Appurato che stessimo morendo di fame, mi faccio venire la bellissima idea di provare un nuovo ristorante, guarda caso nel centro di Stenico dove hanno parcheggiato le macchine persino sui tetti per un inaspettato festival di paese. Da Google mi sembra di vedere un parcheggio che porta direttamente alla piazza tramite una stradina secondaria e sconsideratamente porto la Vale a guidare su pendenze che non vuole affrontare neanche nei suoi peggiori incubi. La strada diventa quasi non asfaltata e progressivamente circondata dai boschi. Non possiamo lasciare l’auto qua, dico quando arriviamo in prossimità del fantomatico parcheggio. Poi vedo che i tronchi si trasformano in sculture di legno, tutto molto inquietante sotto certi aspetti. Mi ricordo che Sabrina ci aveva parlato di questo posto, una specie di bosco artistico.

BoscoArteStenico

Via del Dos Marin, 58
38077
Stenico
(Trento)


Non possiamo decisamente lasciare la macchina qui, contando poi che tra mezz’ora farà buio.
Alla fine cerchiamo di tornare in paese, la strada si trasforma in un sentiero di montagna, improvvisamente c’è puzza di frizione e di panico. Ma come insegna il ciclismo, vince chi sa come superare le crisi.
Usciti da questo ridente boschetto, piazziamo l’auto davanti al comune – carabinieri, non leggete – e andiamo a mangiare una cena da mensa delle scuole medie.
Fine della corsa.
Guardo le nuvole violacee all’orizzonte, esattamente dove il sole è scivolato dietro le montagne già scure.
Ogni giorno, qualcosa ci ricorda che viviamo per piccoli grandi momenti che hanno l’intensità di un Big-Bang.

La lettera di Kafka

Campionati Italiani a Cronometro 2023

1984

Campionati Italiani su Strada 2023

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Posted by:Miriam

Sono nata in Brianza in una calda notte di luglio. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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